"M" come Macchi (I)

La vita "propria" della musica da film

All’interno del ciclo Il cinema come si fa, che si occupa dei mestieri della cosiddetta settima arte, una puntata è dedicata alla figura dell'autore della colonna sonora. Tra i musicisti chiamati a rispondere sul tema c’è Egisto Macchi, uno dei fondatori dell’Associazione Nuova Consonanza, che, sul finire degli anni Cinquanta del Novecento, aveva riunito alcuni giovani compositori con lo scopo di promuovere la musica contemporanea.

Nella clip proposta Macchi parla del rapporto cinema/musica e regista/compositore e della sua – per quanto apparentemente contraddittoria – avversione alla «musica da film».

Contrariamente al mestiere che faccio, e, forse, contraddicendomi, ho dei seri dubbi sull’utilità della musica nel cinema. Trovo che nel cinema la musica viene utilizzata troppo frequentemente come una suppellettile, come si mettono dei mobili nella casa per farla bella o dei libri sulle scansie per far vedere che esiste una cultura, ma non veramente per leggerli. La musica mi pare che, in certe occasioni, forse anche troppo frequentemente, subisce questo destino
Egisto Macchi

Toscano di nascita (Grosseto, 1928 - Montpellier, 1992), ma romano d’adozione, Egisto Macchi inizia gli studi musicali alla fine degli anni Trenta del Novecento, in forma privata. Tra il 1945 e il 1953, la sua formazione prosegue con Edoardo Guarnieri (violino), figlio di Antonio, celeberrimo direttore d’orchestra, con Roman Vlad e Hermann Scherchen (composizione) e con il baritono Anton Gronen-Kubitzki (canto).

Della prima metà degli anni Cinquanta sono le prime, compiute prove autorali con Tre evocazioni in memoria, per orchestra (1953; prima esecuzione 1954, Orchestra Sinfonica della Rai di Roma, diretta da Ferruccio Scaglia), e Due variazioni, per orchestra da camera (1955). A partire da questi anni, e quasi fino alla morte, Macchi dividerà la propria vita, artistica e privata, tra Roma e Palermo.

Nel 1958, inizia l’attività di compositore di colonne sonore. La prima è per un documentario sulla pittura moderna di Palma Bucarelli e sarà seguita da numerose altre per film, documentari, sceneggiati televisivi, che lo porteranno a collaborare con registi come Michele Gandin, Bernardo Bertolucci, Giuliano Montaldo, Alberto Negrin, Paolo e Vittorio Taviani, Florestano Vancini, Claude d’Anna, Joseph Losey.

Sul finire del decennio, Macchi conosce e collabora con Luigi Nono, Emilio Vedova, il poeta brasiliano Murilo Mendes e il musicologo Mario Bortolotto, mentre, con Franco Evangelisti e Domenico Guaccero, entra a far parte della redazione della rivista musicale “Ordini”, primo nucleo della prossima, futura associazione Nuova Consonanza, della quale sarà Presidente dal 1980 al 1982 e nel 1989. Fonda poi, nell’ambito della cattedra di "Storia della Musica" di Luigi Rognoni dell’Università di Palermo, il gruppo Nuova Musica.

I lavori strumentali più fortunati e apprezzati dalla critica sono dei primi anni Sessanta: Composizione n. 3, per 12 strumenti (1960) e Composizione n. 5 (No han muerto!), per orchestra (1961).

La 'Composizione n. 5' di Egisto Macchi è un lavoro vigoroso e sincero, e segna un sensibile approfondimento sulla composizione precedente: la scrittura si è fatta più decisa e serrata, l’abbandono all’effetto sonoro meno vistoso
Mario Bortolotto

A partire dal 1965, l’attenzione di Egisto Macchi si rivolge, prevalentemente, al teatro musicale d’avanguardia. È questo l’anno in cui fonda, con Guaccero e Sylvano Bussotti, la Compagnia del Teatro musicale di Roma, attiva fino al 1970. Sempre nello stesso ambito compone A(lter) A(ction) (1966), mentre, nel 1968, aderisce al Gruppo di Improvvisazione Nuova Consonanza ed è, con Walter Branchi, Franco Evangelisti, Domenico Guaccero, Guido Guiducci, Gino Marinuzzi iunior e Paolo Ketoff, tra gli ideatori dello Studio R 7, laboratorio elettronico per la musica sperimentale, che vivrà fino al 1973.
Macchi abbandona la composizione dal 1968 alla fine degli anni Settanta. Nel 1983, assieme a Guaccero fonda a Roma l’Istituto della voce, che cesserà le proprie attività con la sua morte, nel 1992. Scopo dell’Istituto è quello di indagare caratteri, qualità e potenzialità della voce umana nel campo della musica colta e della musica popolare e nell’interazione con le nuove tecnologie dell'elettronica e della cibernetica.

Tra il 1985 e il 1987, Macchi assume la cattedra di “Storia e tecniche della musica applicata al cinema” presso la Facoltà di Lettere dell’Università di Palermo. Non vanno dimenticati, poi, l’istituzione dell’Archivio Sonoro della Musica Contemporanea (con Carlo Marinelli, musicologo, Ennio Morricone e Paola Bernardi, musicista e musicologa). Tra i suoi ultimi lavori, le regie liriche del Combattimento di Tancredi e Clorinda di Claudio Monteverdi (1989), dell’Euridice di Jacopo Peri (1990) e, infine, la rivisitazione de La Bohème di Puccini per 16 strumenti e 4 sintetizzatori (1991). Proprio per Puccini, Macchi ha sempre dichiarato la propria predilezione, assieme a quella per Arnold Schönberg, Alban Berg e Béla Bartók. Ed è sull’impronta di queste preferenze che evita, lungo tutto il proprio percorso artistico, di adottare metodiche compositive inflessibili e inderogabili: in gioventù, aderisce ai principi seriali, per discostarsene, però, presto e impiegare forme di scrittura più personali, sensibili, comunque, all’influenza della musica aleatoria e della libera improvvisazione.

Nuova Consonanza
Mario Bertoncini, Mauro Bortolotti, Aldo Clementi, Antonio De Blasio, Franco Evangelisti, Domenico Guaccero, Egisto Macchi, Daniele Paris e Francesco Pennisi fondano, intorno al 1959, Nuova Consonanza, un’associazione che si prefigge lo scopo, soprattutto per mezzo di una regolare attività concertistica, di far conoscere la musica colta contemporanea. Il nome, che allude all´esigenza di aggiornamento permanente e al desiderio di valorizzare le avanguardie europee, viene suggerito loro da Alberto Pironti, critico e storico della musica, che, con Mario Bortolotto, nel 1966, avrebbe dato vita alla celebre rivista “Lo spettatore musicale”.

È stato costituito a Roma il gruppo Nuova Consonanza […], in considerazione della rilevata carenza delle organizzazioni ufficiali, che non solo mancano al compito di porsi a guida della vita musicale contemporanea, ma chiudono, per espressa disposizione, ogni sbocco per la musica più impegnata. Nuova Consonanza vuole promuovere attraverso le sue manifestazioni (esecuzioni, conferenze, dibattiti, etc.) la conoscenza più viva di tale musica e riuscire quindi da stimolante per un ampio pubblico
Dalla presentazione del gruppo, comparsa nel numero del 24 febbraio 1962 de ‘Il Punto della Settimana’

Tra i membri del movimento, nato attorno alla rivista "Ordini”, non c’è una granitica uniformità di pensiero: sono personalità musicalmente anche molto discordanti, che condividono, però, un duplice intento: svecchiare la musica in Italia e diffondere la musica contemporanea anche tra i giovani e nelle realtà più periferiche.

Ad ospitare la prima iniziativa pubblica di Nuova Consonanza è il Ridotto del Teatro Eliseo di Roma. È il 2 marzo 1962, quando musicisti e appassionati si riuniscono in quella sala per ascoltare lavori di Herbert Eimert, Karlheinz Stockhausen, Gottfried Michael Koenig, György Ligeti, Herbert Brün, Mauricio Kagel, Josef Anton Riedl e Franco Evangelisti, che introduce anche la serata con una conferenza dal titolo Dieci anni di musica elettronica: un punto.

All’inizio, le attività di Nuova Consonanza sono contraddistinte più da appassionate discussioni teoriche (il fenomeno aleatorio, la sinergia tra le diverse espressioni artistiche, l’attenzione per le nuove tecnologie elettroniche) che da una programmazione concertistica regolare, che prende il via, invece, nel 1963, coinvolgendo, oltre a quelli del primo appuntamento romano e agli stessi fondatori del gruppo, personaggi come Luigi Nono, Luciano Berio, Bruno Maderna, Dieter Schnebel, Niccolò Castiglioni, Franco Donatoni, Sylvano Bussotti.

All’attività concertistica si affianca, comunque e sempre, quella di riflessione: Mario Bortolotto, Pierre Boulez, Massimo Cacciari, Diego Carpitella, Enrico Fubini, Emilio Garroni, Francesco Giannattasio, Michel Imberty, Heinz Klaus Metzger, Luigi Pestalozza, Karlheinz Stockhausen e altri musicologi, musicisti e filosofi pubblicano testi originali, editi da Nuova Consonanza.

Il Gruppo di Improvvisazione Nuova Consonanza
Nuova Consonanza dà vita anche a numerose filiazioni. Quella di maggior rilievo è, probabilmente, il Gruppo di Improvvisazione Nuova Consonanza (GINC), che nasce nel 1964 per volontà di Franco Evangelisti. Il compositore romano coinvolge nel progetto anche diversi musicisti stranieri: Larry Austin, John Eaton, John Heineman, Roland Kayn, William O. Smith, Ivan Vandor.

In alcune conferenze tenute a Brema e Amburgo nel 1959, epoca in cui si scatenò la famosa polemica sulla validità dell´opera aperta, parlai dei limiti che questa portava in sé e della possibilità dei suoi ultimi sviluppi. Dovendo l´interprete completare nell´esecuzione gli schemi che il compositore forniva, io dissi, sarebbe stato necessario l´avvento di un nuovo tipo di esecutore che fosse anche compositore, in modo che potesse legare certi elementi musicali che, in esecuzioni date da interpreti di tipo tradizionale, vengono resi schiavi da una prassi che tale tipo di esecutore porta con sé. […]
Franco Evangelisti

Il GINC, oltre a essere l´unico gruppo di improvvisazione formato esclusivamente da compositori-esecutori, ribalta l´asserzione base dell´opera aperta (l´esecutore che diventa compositore), trasformando il compositore in esecutore, per mezzo di una fusione permanente tra l´atto della scrittura e quello del suonare.

Nel 1967, a Evangelisti, Heineman e Kayn (gli altri hanno abbandonato il gruppo) si uniscono Mario Bertoncini, Walter Branchi, Ennio Morricone e Ivan Vandor. L’anno successivo, con l’arrivo di Macchi e l’uscita di Kayn, il GINC si presenta nella formazione che lo condurrà alla sua fase di massima espansione e fama.