"D" come De Blasio

L'illimitatezza dei suoni musicali

Per il ciclo Avanguardie `60, che si occupa del rapporto tra avanguardie artistiche e società, il 17 luglio 1979, la Rai manda in onda la puntata intitolata Per esempio Nuova Consonanza, dedicata all’omonima Associazione attorno alla quale, sul finire degli anni Cinquanta del Novecento, si erano riuniti alcuni giovani compositori con lo scopo di promuovere la musica contemporanea.

Nella clip proposta, Antonio De Blasio ci fa ascoltare – e commenta - un frammento della propria composizione elettronica Studio II. Tensioni (1960).

Non si è trattato di una ricerca condotta direttamente sulla materia sonora, ma di una ricerca che ha implicato degli esperimenti preventivi e poi è stata realizzata sulla base di una costruzione intellettuale abbastanza complessa
Antonio De Blasio

Dopo essersi laureato in Giurisprudenza (1946), Antonio De Blasio (Capua, 1925 - Roma, 2000) si diploma in pianoforte nel 1950 e in composizione nel 1953. In quello stesso anno, inizia a comporre una serie di brani che la critica pone, almeno per alcuni loro aspetti, nell’alveo della musica di ascendenza espressionista, di cui il Pierrot Lunaire (1912) di Arnold Schönberg (prima della svolta dodecafonica, avvenuta intorno al 1920) è unanimemente ritenuto il “manifesto”.

Sullo scorcio di quel decennio, scrive le partiture di due composizioni elettroniche: Simmetrie e Studio II. Tensioni. Ed è ancora nel 1959 che conosce Francesco Evangelisti: un incontro, foriero di tanti progetti, che si concretizzerà, innanzitutto, nella sua partecipazione alla fondazione dell’Associazione Nuova Consonanza.

Dal 1963, e per circa quindici anni, De Blasio, insoddisfatto di quelli che ritiene siano dei limiti espressivi della musica elettronica, dedica le proprie riflessioni alla percezione uditiva, i cui primi, significativi esiti si traducono nella composizione Canzone (I.I.) per soprano e percussione (1967). Successivamente, partendo dalla convinzione che la musica debba ritenersi una forma di conoscenza, rivolge, anche per mezzo di scritti teorici, la propria attenzione alla ricerca sull’accrescimento “illimitato delle possibilità musicali”.

Negli anni Ottanta del Novecento, De Blasio si dedica alla composizione di numerosi brani dettati dal bisogno intimo di meditare sul proprio vissuto. Tra questi, il Quartetto d’Archi con voce femminile (su testo del poeta Francesco Tentori) e il Notturno per flauto. Negli ultimi anni di vita, de Blasio trova una nuova fonte d’interesse nel teatro musicale, senza, tuttavia, portare a termine un’opera.

Nuova Consonanza
Mario Bertoncini, Mauro Bortolotti, Aldo Clementi, Antonio De Blasio, Franco Evangelisti, Domenico Guaccero, Egisto Macchi, Daniele Paris e Francesco Pennisi fondano, intorno al 1959, Nuova Consonanza, un’associazione che si prefigge lo scopo, soprattutto per mezzo di una regolare attività concertistica, di far conoscere la musica colta contemporanea. Il nome, che allude all´esigenza di aggiornamento permanente e al desiderio di valorizzare le avanguardie europee, viene suggerito loro da Alberto Pironti, critico e storico della musica, che, con Mario Bortolotto, nel 1966, avrebbe dato vita alla celebre rivista “Lo spettatore musicale”.

È stato costituito a Roma il gruppo Nuova Consonanza […], in considerazione della rilevata carenza delle organizzazioni ufficiali, che non solo mancano al compito di porsi a guida della vita musicale contemporanea, ma chiudono, per espressa disposizione, ogni sbocco per la musica più impegnata. Nuova Consonanza vuole promuovere attraverso le sue manifestazioni (esecuzioni, conferenze, dibattiti, etc.) la conoscenza più viva di tale musica e riuscire quindi da stimolante per un ampio pubblico
Dalla presentazione del gruppo, comparsa nel numero del 24 febbraio 1962 de ‘Il Punto della Settimana’

Tra i membri del movimento, nato attorno alla rivista "Ordini”, non c’è una granitica uniformità di pensiero: sono personalità musicalmente anche molto discordanti, che condividono, però, un duplice intento: svecchiare la musica in Italia e diffondere la musica contemporanea anche tra i giovani e nelle realtà più periferiche.

Ad ospitare la prima iniziativa pubblica di Nuova Consonanza è il Ridotto del Teatro Eliseo di Roma. È il 2 marzo 1962, quando musicisti e appassionati si riuniscono in quella sala per ascoltare lavori di Herbert Eimert, Karlheinz Stockhausen, Gottfried Michael Koenig, György Ligeti, Herbert Brün, Mauricio Kagel, Josef Anton Riedl e Franco Evangelisti, che introduce anche la serata con una conferenza dal titolo Dieci anni di musica elettronica: un punto.

All’inizio, le attività di Nuova Consonanza sono contraddistinte più da appassionate discussioni teoriche (il fenomeno aleatorio, la sinergia tra le diverse espressioni artistiche, l’attenzione per le nuove tecnologie elettroniche) che da una programmazione concertistica regolare, che prende il via, invece, nel 1963, coinvolgendo, oltre a quelli del primo appuntamento romano e agli stessi fondatori del gruppo, personaggi come Luigi Nono, Luciano Berio, Bruno Maderna, Dieter Schnebel, Niccolò Castiglioni, Franco Donatoni, Sylvano Bussotti.

All’attività concertistica si affianca, comunque e sempre, quella di riflessione: Mario Bortolotto, Pierre Boulez, Massimo Cacciari, Diego Carpitella, Enrico Fubini, Emilio Garroni, Francesco Giannattasio, Michel Imberty, Heinz Klaus Metzger, Luigi Pestalozza, Karlheinz Stockhausen e altri musicologi, musicisti e filosofi pubblicano testi originali, editi da Nuova Consonanza.

Il Gruppo di Improvvisazione Nuova Consonanza
Nuova Consonanza dà vita anche a numerose filiazioni. Quella di maggior rilievo è, probabilmente, il Gruppo di Improvvisazione Nuova Consonanza (GINC), che nasce nel 1964 per volontà di Franco Evangelisti. Il compositore romano coinvolge nel progetto anche diversi musicisti stranieri: Larry Austin, John Eaton, John Heineman, Roland Kayn, William O. Smith, Ivan Vandor.

In alcune conferenze tenute a Brema e Amburgo nel 1959, epoca in cui si scatenò la famosa polemica sulla validità dell´opera aperta, parlai dei limiti che questa portava in sé e della possibilità dei suoi ultimi sviluppi. Dovendo l´interprete completare nell´esecuzione gli schemi che il compositore forniva, io dissi, sarebbe stato necessario l´avvento di un nuovo tipo di esecutore che fosse anche compositore, in modo che potesse legare certi elementi musicali che, in esecuzioni date da interpreti di tipo tradizionale, vengono resi schiavi da una prassi che tale tipo di esecutore porta con sé. […]
Franco Evangelisti

Il GINC, oltre a essere l´unico gruppo di improvvisazione formato esclusivamente da compositori-esecutori, ribalta l´asserzione base dell´opera aperta (l´esecutore che diventa compositore), trasformando il compositore in esecutore, per mezzo di una fusione permanente tra l´atto della scrittura e quello del suonare.

Nel 1967, a Evangelisti, Heineman e Kayn (gli altri hanno abbandonato il gruppo) si uniscono Mario Bertoncini, Walter Branchi, Ennio Morricone e Ivan Vandor. L’anno successivo, con l’arrivo di Macchi e l’uscita di Kayn, il GINC si presenta nella formazione che lo condurrà alla sua fase di massima espansione e fama.