"In fondo vi confesso che…"

Un autoritratto di Gian Carlo Menotti

Chi meglio di Gian Carlo Menotti per raccontare… Gian Carlo Menotti? È quanto propone il lungo estratto da una puntata del programma Ritratti contemporanei (a cura di Raffaello Pacini) a lui dedicata, trasmessa sabato 28 novembre 1959, alle 22,40, dall’allora unico canale televisivo italiano. Menotti, intervistato nella sua casa di Spoleto, parla delle proprie origini, della famiglia, dell’infanzia, della passione per la musica, della propria poetica, del Festival dei Due Mondi, da lui fondato l’anno precedente, e del rapporto che ha con il pubblico.

In fondo, vi confesso che non è che mi ripugni troppo l’idea di rivolgermi direttamente al pubblico perché nei giornali mi si fa dire tutto il tempo cose che non ho mai neppure pensato. Almeno, questa volta, sono io il solo responsabile della figura che farò. Dunque, per le persone che s’interessano a queste cose, io sono nato quarantasette anni fa in un piccolo paesino lombardo che si chiama Cadegliano…
Gian Carlo Menotti

Come quelli di quasi ogni musicista, gli esordi di Gian Carlo Menotti sono molto precoci. All’età di sette anni, scrive le prime canzoni, a undici la sua prima opera: musica e libretto, come avrebbe sempre fatto in seguito. Nel 1923, si iscrive al Conservatorio “Giuseppe Verdi” di Milano, ma i risultati non sono quelli sperati dalla madre, Ines Pellini, sua prima insegnante di pianoforte, che chiede consiglio ad Arturo Toscanini. Il grande Direttore d’orchestra non ha dubbi: il giovanissimo Gian Carlo deve iscriversi al Curtis Institute of Music di Philadelphia. E così sarà: nel 1928, orfano del padre già da alcuni anni, Menotti supera brillantemente le prove di ammissione al prestigioso Istituto della Pennsylvania e si trasferisce lì per seguire, innanzitutto, i corsi di Composizione di Rosario Scalero. Tra gli allievi dell’Istituto c’è anche Samuel Barber, che diventerà uno dei principali protagonisti della musica colta americana del Novecento, che sarà a lungo anche suo compagno nella vita e con il quale condividerà parte del proprio percorso artistico: il libretto di una delle opere più famose di Barber, Vanessa (che debutterà nel 1958 al Metropolitan Opera) sarà firmato da Menotti e gli varrà il Premio Pulitzer.

Ancora studente del Curtis Institute, Menotti compone le musiche e scrive il libretto di Amelia al ballo (1936-1937), che riscuote un grande successo. L’ispirazione gli viene durante un soggiorno a Vienna, nel corso del quale conosce un’anziana baronessa cecoslovacca.

La baronessa mi raccontava storie meravigliose dei grandi balli viennesi, dei grandi nomi di un tempo, dell’imperatore, e di come lei aveva fatto il suo debutto da ragazza. Mi divertiva molto vedere questo donnone enorme rimpinzarsi, e parlare della bella ragazza che doveva essere stata. Comunque, in un angolo della stanza da letto c’era un incredibile tavolino da toeletta di porcellana, pieno di amorini, nastri e fiorellini. Era l’oggetto dominante della stanza, la cosa più civettuola che io abbia mai visto. Fu questa toeletta a darmi l’idea di ‘Amelia al ballo’, e nel mio libretto ha una parte preminente
Gian Carlo Menotti

Seguiranno le altre sue opere più importanti, tutte create in circa vent’anni: The Old Maid and the Thief (1939), il balletto Sebastian (1944), The Medium e The Telephone (presentate nel 1947), The Consul (che debutta nel 1950), con la quale vince il Premio Pulitzer per la musica, Amahl and the Night Visitors (1951), The Saint of Bleecker Street (1954), Maria Golovin (1958). A queste vanno affiancate numerose composizioni sinfoniche e da camera. Il 1958 è anche l’anno del primo Festival dei Due Mondi di Spoleto, una kermesse allora pressoché unica in Italia e non solo. Con l’invenzione del Festival, la vita di Menotti muta profondamente.

Come e perché Gian Carlo Menotti diede inizio al Festival dei Due Mondi di Spoleto? Le risposte sono molteplici; sull’argomento si potrebbe scrivere un libro intero. Quali che siano state le ragioni, una cosa è chiara: con l’avvento del festival annuale, la vita di Menotti subì un drastico cambiamento. La sua produzione musicale diminuì sotto il peso degli impegni e delle esigenze che un’impresa simile imponeva! Menotti si trasformò d’un tratto da compositore in organizzatore, raccoglitore di fondi, amministratore, scopritore di talenti, segretario, factotum, padre confessore, uomo politico. Il suo tempo fu assorbito dalla necessità di fare la corte ai ricchi e di attrarre collaboratori validi, e dallo sforzo di realizzare un ideale che in base ai criteri del Ventesimo secolo appariva decisamente puerile. Voleva creare una città utopistica, un luogo dove lo spirito creativo regnasse senza l’impaccio di considerazioni commerciali, politiche o sociali
John Gruen, biografo di Gian Carlo Menotti

Il Festival diviene immediatamente, ed è tuttora, una delle più importanti manifestazioni culturali europee, spaziando dall’opera alla prosa, dalla danza alle arti visive, dalla musica al cinema con l’intento di creare un ponte tra le più interessanti espressioni artistiche americane ed europee.

Gian Carlo Menotti è morto 1º febbraio 2007.