Gli eterni slanci di Jules Massenet

Intervista ad Alexandre Dratwicki

Nel 2022, un doppio anniversario, quello della nascita e quello della morte, riporta l’attenzione su Jules Massenet (1842-1912). Dal 1° al 28 ottobre 2022, il Palazzetto Bru Zane - Centre de musique romantique française di Venezia restituisce voce al compositore francese, caduto nell’oblio dopo la morte, proponendo, in modo particolare, il suo repertorio cameristico, di assai più raro ascolto rispetto a quello operistico. 

In questa intervista, Alexandre Dratwicki, direttore artistico del Palazzetto Bru Zane, racconta la figura e la poetica di Jules Massenet, immerse entrambe nella cosiddetta Belle Époque, e il ciclo di concerti e conferenze a lui dedicato, intitolato Massenet, maestro del suo tempo.

Jules Massenet, allievo di Ambroise Thomas e docente di composizione al Conservatoire dal 1878, fu un grande rinnovatore del teatro musicale francese. Dal 1866 fino quasi alla sua morte, diede vita a circa trenta opere, spaziando dal grand opéra esotico (Le roi de Lahore, 1877) e storico-religioso (Hérodiade, 1881) alla rivisitazione del teatro classico francese (Le Cid, 1885, da Corneille); dal dramma romantico-avventuroso (Esclarmonde, 1889) o mistico-erotico (Thaïs, 1894, da Anatole France) al melodramma verista (La Navarraise, 1894). E, poi, la favola (Cendrillon, 1899), il mistero medievale (Le jongleur de Notre-Dame, 1902), la commedia amara (Don Quichotte, 1910). Tutti lavori, che, salvo rarissime eccezioni, riscossero un grande successo di pubblico, influenzando anche le “nuove leve” musicali in Francia e non solo. 

Oggi, la critica tende a sottolineare la diversa qualità delle sue opere, riconducendone la causa alla contrapposizione tra una sensibilità basilarmente intimista e l’aspirazione al «grandioso».

Di Massenet, molti hanno sottolineato la straordinaria capacità di indagare, poeticamente, l'anima femminile, fino ad immedesimarvisi.

La musica di Massenet è scossa da fremiti, slanci, strette che vorrebbero eternarsi. Le armonie vi somigliano a braccia, le melodie a nuche; è una musica in cui ci si china sulla fronte delle donne per sapere cosa vi sta dentro
Claude Debussy 

C’è chi sostiene che Massenet abbia risolto compiutamente il dilemma degli operisti di conciliare un’invenzione melodica scorrevole e orecchiabile quanto quella degli italiani con una declamazione naturale ed espressiva del testo poetico.

La sua soluzione, in cui egli fa confluire l'ormai lunga esperienza delle melodie da camera, consiste nel mettere a partito proprio quel corto respiro melodico ch’era sempre parso un difetto della musica francese, in contrapposizione alle arcate melodiche ampie e protese il cui segreto lo stesso Wagner confessava di aver appreso dagli italiani
Fabrizio Della Seta

Alexandre Dratwicki è dottore in musicologia presso Paris IV Sorbonne ed ex-pensionante dell’Académie de France a Roma (Villa Medici), specializzato in musica francese del XIX secolo. Diplomato al Conservatorio di Parigi (in estetica), ha insegnato storia della musica in svariate università ed è stato produttore presso Radio France. Ha partecipato all’ideazione del progetto scientifico e artistico del Palazzetto Bru Zane fin dalla sua creazione nel 2009. Direttore artistico della fondazione veneziana, svolge un ruolo chiave nel coaching artistico, nella formazione e nella diffusione del canto e del repertorio romantico francese.