Il Carteggio Verdi-Ghislanzoni (1870-1893)
Intervista a Ilaria Bonomi
Giuseppe Verdi chiese espressamente a Giulio Ricordi di rivolgersi ad Antonio Ghislanzoni affinché questi mettesse in versi il programma, già tradotto in italiano su soggetto francese, scritto da Auguste Mariette, archeologo e fondatore del Museo Egizio del Cairo.
Questa edizione del Carteggio è stata curata dal musicologo Marco Spada e da due storici della lingua italiana, che si sono occupati dei rapporti tra italiano e musica: Edoardo Buroni e Ilaria Bonomi, che nella videointervista qui proposta illustra il lavoro di collazione delle lettere e ne analizza sinteticamente il contenuto.Bisogna ora pensare al libretto o, per meglio dire, a fare i versi, perché oramai non abbisognano che i versi – Ghislanzoni può Egli e vuole farmi questo lavoro? – Non è un lavoro originale; spiegatelo bene; si tratta soltanto di fare i versi, i quali ben s’intende (ciò lo dico a Voi) saranno pagati molto generosamente. Rispondetemi subito, e preparatevi a venire qui con Ghislanzoni
Lettera di Giuseppe Verdi a Giulio Ricordi (29 giugno 1870)
Come ricorda Ilaria Bonomi, Antonio Ghislanzoni (1824-1893), lombardo, è stato uno tra i più importanti e prolifici librettisti del secondo Ottocento, legato in parte alla corrente scapigliata a cui appartenne Arrigo Boito, l’eccellente librettista degli ultimi due capolavori verdiani, Otello e Falstaff. Ghislanzoni, che certo non raggiunse l’eccellenza del suo amico Boito, collaborò con molti compositori (Amilcare Ponchielli, Antonio Cagnoni, Errico Petrella), scrivendo diverse decine di libretti, ma certamente la sua collaborazione principale fu quella con Verdi per Aida.
Dal Carteggio, illuminante circa le modalità del lavoro tra Verdi e Ghislanzoni, emerge anche il rapporto umano che si creò tra i due artisti.Personaggio vivace, originale e dalla multiforme attività, ma anche tormentato nella salute del corpo e dello spirito, Ghislanzoni esordì come cantante, poi fu giornalista, critico, romanziere, poeta. Molto legato al mondo reale e ai problemi politici, oltre che alla letteratura e al melodramma. La sua figura, spesso sottovalutata, in particolare sotto il profilo letterario e linguistico, può e deve ricevere migliore e più approfondita considerazione, e confidiamo che questo ‘Carteggio’ contribuisca in questo senso
Ilaria Bonomi
Nell’intervista, Ilaria Bonomi esamina poi gli aspetti linguistici delle lettere, che mostrano aspetti molto interessanti relativi, tra gli altri, alla fortissima personalità di Verdi e a quella di Ghislanzoni, sfaccettata e mai banaleIl tono del dialogo è sempre serio e sostenuto, mai confidenziale, ma rivela la stima reciproca e anche la considerazione con cui Verdi guardava alle soluzioni stilistiche (e talvolta metriche) proposte da Ghislanzoni. Notiamo che solo a lui, tra i suoi librettisti, Verdi si rivolge con il più formale ‘lei’, passando, dal 1878, al meno formale ‘voi’ […]. A Solera, Piave e Maffei dava del ‘tu’, a Somma, Cammarano, Boito del ‘voi’. Ghislanzoni manterrà sempre, nei confronti del venerato Maestro, il ‘lei’. Dopo ‘Aida’, lo scambio epistolare tra i due si riduce moltissimo, toccando argomenti poco importanti, ma si fa più affettuoso
Ilaria Bonomi
Le vicende relative alle prime rappresentazioni di Aida sono note. Il 24 dicembre 1871, andò in scena al Cairo, riscuotendo un totale e immediato successo. Altrettanto accadde a Milano l’8 febbraio 1872, al Teatro alla Scala dove il pubblico chiamò Verdi sul palcoscenico per trentadue volte.
Il Carteggio Verdi-Ghislanzoni (1870-1893) è a cura dell’Istituto Nazionale di Studi Verdiani e dell’Edizione Nazionale dei Carteggi e dei Documenti Verdiani (Direzione Generale Educazione, Ricerca e Istituti Culturali del MIC).
Ilaria Bonomi ha insegnato Grammatica italiana, Linguistica dei media e Lingua italiana e testi per musica all’Università degli Studi di Milano; è Accademica della Crusca e Membro dell’Istituto Lombardo Accademia di Scienze e Lettere. È condirettore, con M. Piotti, della rivista open access «Lingue e culture dei media». Si è occupata principalmente di storia della grammatica italiana, di lingua dei giornali e della televisione, di italiano lingua per musica. Tra i suoi volumi, Il docile idioma (Roma, 1998), L’italiano giornalistico dall’inizio del ’900 ai quotidiani on line (Firenze, 2002), La lingua che fa scena (Firenze, 2018); sull’italiano televisivo, con G. Alfieri, Gli italiani del piccolo schermo (Firenze, 2008), Lingua italiana e televisione (Roma, 2012); sull’italiano lingua per musica, con E. Buroni, Il magnifico parassita (Milano, 2010), La lingua dell’opera lirica (Bologna, 2017).