Jazz italiano nel mondo: Enrico Rava – Fearless Five
A Tirana con l'Istituto italiano di cultura
L’Istituto Italiano di Cultura di Tirana, in collaborazione con l’Ambasciata d’Italia e la Città di Tirana, ha presentato nel maggio del 2025 il concerto del genio del Jazz Enrico Rava – Fearless Five.
Fearless Five è il nuovo progetto di Enrico Rava, un quintetto “senza paura” composto da una nuova generazione di musicisti. La storica rivista Musica Jazz, in occasione dell’annuale referendum del Top Jazz, ha assegnato a Fearless Five il premio per il 2024 come “Disco dell’anno” e “Formazione dell’anno”.
The Fearless Five schiera una serie di musicisti di grande spessore: l’energia di Matteo Paggi al trombone (Premio Top Jazz 2024 Miglior Nuovo Talento) e la straordinaria batterista e cantante Evita Polidoro (le ultime scoperte di Rava, scovate ai seminari di Siena Jazz) si uniscono alla spinta propulsiva del contrabbasso di Francesco Ponticelli e all’indispensabile chitarra di Francesco Diodati, già al fianco di Rava da una decina di anni e vero e proprio baricentro di questo quintetto di jazzisti.
Fearless Five è il nuovo progetto di Enrico Rava, un quintetto “senza paura” composto da una nuova generazione di musicisti. La storica rivista Musica Jazz, in occasione dell’annuale referendum del Top Jazz, ha assegnato a Fearless Five il premio per il 2024 come “Disco dell’anno” e “Formazione dell’anno”.
The Fearless Five schiera una serie di musicisti di grande spessore: l’energia di Matteo Paggi al trombone (Premio Top Jazz 2024 Miglior Nuovo Talento) e la straordinaria batterista e cantante Evita Polidoro (le ultime scoperte di Rava, scovate ai seminari di Siena Jazz) si uniscono alla spinta propulsiva del contrabbasso di Francesco Ponticelli e all’indispensabile chitarra di Francesco Diodati, già al fianco di Rava da una decina di anni e vero e proprio baricentro di questo quintetto di jazzisti.
Con questo gruppo – racconta Rava – mi sento come su un’isola ideale, dove ognuno dà e ognuno riceve quello di cui ha bisogno. C’è grandissima libertà ma rispetto reciproco, ognuno è in ascolto dell’altro, come in una democrazia perfetta che solo il jazz può rappresentare. I musicisti hanno tutti questa grande capacità, quasi telepatica, di ascoltare e interagire agli input. Ma ci vuole anche coraggio per stare su quest’isola. Circondata a volte da un mare minaccioso, a volte meno, visti i tempi così difficili che stiamo vivendo, rimane pur sempre la mia isola ideale dove amo vivere e suonare”.