Alla morte di Stalin, una nuova libertà creativa
Sinfonia n.10 in mi minore op.93 di Dmitrij Šostakovič
Dall'Auditorium Rai "Arturo Toscanini" di Torino, l'Orchestra Sinfonica Nazionale della Rai, diretta da Diego Matheuz, esegue (2010) la Sinfonia n.10 in mi minore op.93 di Dmitrij Šostakovič.
Šostakovič scrisse la Decima Sinfonia nella seconda metà del 1953, la cui prima esecuzione avvenne il 17 dicembre con la Filarmonica di Leningrado diretta da Evgenij Mravinskij. L'Unione dei compositori sovietici indisse, nel marzo dell'anno seguente, un incontro di tre giorni per discutere il contenuto della partitura e da più parti vennero criticati l'astrazione e il pessimismo di quella musica che non corrispondeva alle direttive dell'estetica di regime.
Stalin era morto il 5 marzo del 1953, e, indubbiamente, la sua scomparsa risvegliò un anelto di libertà e di autonomia nel campo delle arti. La Decima di Šostakovič s’inserisce in questa fase e fu letta come una denuncia della personalità del dittatore.
Non a caso, Solomon Volkov, che raccolse e pubblicò alcune memorie del compositore, affermò che la Sinfonia "è imperniata su Stalin e sul periodo staliniano", e che il secondo movimento è un ritratto musicale di Stalin.
Secondo la critica più moderna, il rapporto con la morte di Stalin esiste certamente, ma va ricercato, però, nella nuova libertà creativa e nel taglio fortemente introspettivo della partitura, non scevro da riferimenti autobiografici.
Proprio per questi suoi caratteri la Decima indica il debito di Šostakovič verso alcuni principi costitutivi del sinfonismo di Mahler: la fedeltà alla forma classica e, nello stesso tempo, una sua essenziale reinterpretazione, frutto di un percorso evolutivo intimistico e pessimistico.
Šostakovič scrisse la Decima Sinfonia nella seconda metà del 1953, la cui prima esecuzione avvenne il 17 dicembre con la Filarmonica di Leningrado diretta da Evgenij Mravinskij. L'Unione dei compositori sovietici indisse, nel marzo dell'anno seguente, un incontro di tre giorni per discutere il contenuto della partitura e da più parti vennero criticati l'astrazione e il pessimismo di quella musica che non corrispondeva alle direttive dell'estetica di regime.
Stalin era morto il 5 marzo del 1953, e, indubbiamente, la sua scomparsa risvegliò un anelto di libertà e di autonomia nel campo delle arti. La Decima di Šostakovič s’inserisce in questa fase e fu letta come una denuncia della personalità del dittatore.
Non a caso, Solomon Volkov, che raccolse e pubblicò alcune memorie del compositore, affermò che la Sinfonia "è imperniata su Stalin e sul periodo staliniano", e che il secondo movimento è un ritratto musicale di Stalin.
Secondo la critica più moderna, il rapporto con la morte di Stalin esiste certamente, ma va ricercato, però, nella nuova libertà creativa e nel taglio fortemente introspettivo della partitura, non scevro da riferimenti autobiografici.
Proprio per questi suoi caratteri la Decima indica il debito di Šostakovič verso alcuni principi costitutivi del sinfonismo di Mahler: la fedeltà alla forma classica e, nello stesso tempo, una sua essenziale reinterpretazione, frutto di un percorso evolutivo intimistico e pessimistico.