Operapaese

Operapaese

Working Class di Giorgio Battistelli

26 Ago 2024 > 31 Ago 2024
Operapaese

È un’opera in prima assoluta realizzata da Giorgio Battistelli, uno dei compositori italiani più conosciuti e apprezzati a livello internazionale. È un’opera senza precedenti ambientata nel territorio dell’Appennino e che rende protagonista il territorio, la sua gente, le sue professioni, la sua storia. Con OperaPaese Giorgio Battistelli concluderà sabato 31 agosto alle ore 21, al Parco Tegge di Felina, il festival “Storie dell’Appennino” ideato da Icarus Ensemble, formazione tra le più apprezzate per l’esplorazione e la valorizzazione della musica contemporanea, e proposto nell’ambito de L’Uomo che cammina, l’evento annuale del Comune di Castelnovo ne’ Monti che approfondisce il rapporto tra uomo, ambiente e dimensione del sacro.

OperaPaese è il nuovo lavoro che Battistelli ha ideato nel desiderio di mettere in relazione le attività del territorio coinvolgendo un’ampia comunità di persone nella creazione di uno straordinario evento musicale. Protagonisti e interpreti saranno venti artigiani dell’Appennino emiliano, venti voci femminili naturali, un ensemble giovanile, Icarus ensemble, la Banda di Felina, un percussionista, Nicola Raffone, un attore, Pierluigi Tedeschi e lo stesso Giorgio Battistelli.

Premiato con il Leone d’Oro alla carriera alla Biennale di Venezia, Battistelli è ormai riconosciuto nel mondo come grande autore di progetti di teatro sperimentale diventati emblematici nell’ambito della teatralizzazione del suono e della teatralità del gesto esecutivo. Il suo Experimentum Mundi, che rappresenta la base per la nuova OperaPaese, è considerato un caposaldo del teatro musicale strumentale che dal 1981 ad oggi ha raggiunto le 400 rappresentazioni in Europa, Asia, Oceania e Nord America. Icarus Ensemble ha invitato Giorgio Battistelli a ripensare la sua più famosa composizione per un organico strumentale originariamente assente con i lavori tipici dell’Appennino reggiano. Ne risulta una nuova concezione della scena trasformata in una piazza affollata. È una forma di teatro che coincide con una festa di paese. Da ciò il nuovo titolo dell’opera che debutterà al Parco Tegge di Felina, storica balera della provincia montana. Gli artigiani saranno performer delle loro stesse professioni, occupazioni al giorno d’oggi in via d’estinzione: il pasticcere, i calzolai, gli arrotini, i falegnami, i bottai, i fabbri ferrai, i selciaioli, lo scalpellino, i muratori, ma anche i battitori delle forme di parmigiano oltre ai lavori femminili originariamente assenti quali l’utilizzo del setaccio, del pestello e della gramola per il pane. Le voci naturali delle donne dialogheranno con i testi scritti e interpretati da Pierluigi Tedeschi, basati sulle interviste agli artigiani dell’Appennino. Un lavoro profondamente nuovo quindi che mantiene solo alcuni caratteri in comune con l’opera precedente. Ci sarà anche la partecipazione degli storici campanari della fonderia Capanni di Castelnovo e della Banda di Felina.

Durante la rappresentazione ogni artigiano realizza sulla scena il proprio manufatto, in perfetta sincronia con i tempi musicali e teatrali previsti dalla partitura, in un gioco d’incastri timbrici e ritmici che danno un inedito risalto a gesti forgiati da antichissima tradizione. È una drammaturgia del lavoro, un rito che propizia l’arrestarsi del tempo.

 

“Gli artigiani – racconta Battistelli - partecipano tutti ad una performance totale con le loro mani, i loro corpi e i loro volti solcati dalle rughe, consumati dal tempo e dal lavoro. Producono una musica ‘sudata’ che nasce dalla fatica e che intende rappresentare l’immagine dello scorrere del tempo. Con questo lavoro voglio richiamare i suoni ancestrali della nostra cultura, già abbastanza rari e in via d’estinzione: un mondo che sta tuttora evaporando, con una scomparsa lenta ed inesorabile.Questa opera rappresenta per me, l’intenzione di proteggere un mondo in estinzione. Non mi riferisco soltanto alle professioniartigianali, ma soprattutto all’aspetto antropologico della loro attività, dello specifico modo di invecchiare dei corpi degli artigiani. La sapienza delle loro mani è diversa dalla conoscenza dell’uomo contemporaneo, più teorica, nutrita dalla razionalizzazione del rapporto fra mano e materia. Si tratta di aspetti non sovrapponibili; anzi, diametralmente opposti. Volevo salvare quei visi antichi, quelle mani dure”.