L'addio a Nello Santi

L'ultimo "figlio" di Arturo Toscanini

Con Nello Santi, deceduto il 6 febbraio 2020, se ne va l’ultimo degli eredi di Arturo Toscanini, ancora vivo quando il primo esordiva sul podio. Era nato ad Adria nel 1931, ma da quel piccolo centro della provincia di Rovigo s’era poi affacciato sul mondo intero da protagonista indiscusso della direzione d’orchestra, soprattutto nel melodramma.

L’esordio è nel 1951, a vent’anni, con un Rigoletto portato in scena a Padova, dove aveva compiuto gli studi musicali con Bruno Coltro. Per qualche anno ancora, girerà tanti piccoli teatri di provincia, poi, nel 1958, la svolta con la direzione stabile dell’Opera di Zurigo, città che adotterà e dalla quale sarà adottato, fino a morirvi. Nel mezzo, altre orchestre, altri teatri, altre opere, altre città: il 1960 è l’anno di Vienna, Londra e Salisburgo; il 1961 quello di Venezia (La Fenice); il 1964 di New York (Metropolitan); il 1966 di Amburgo; il 1969 di Monaco; il 1971 di Milano (Teatro alla Scala). Città e teatri nei quali tornerà più volte nel corso della sua prodigiosa carriera, come andrà - e tornerà -  a Ginevra, Roma, Verona, Parigi, Napoli.

Sotto la bacchetta esperta di “Papa Santi”, come lo chiamavano i suoi allievi, hanno cantato, tra i tanti altri: Maria Callas, Alberto Gazale, Carlo Bergonzi, Ferruccio Furlanetto, Wladimiro Ganzarolli, Edita Gruberová, Katia Ricciarelli, Joan Sutherland, Eileen Farrell, Rossana Rinalgi, Sherrill Milnes, Gabriella Tucci, Anna Moffo, Cornell MacNeil, Tito Gobbi, Claudio Sgura, Fiorenza Cossotto, Montserrat Caballé, Dawn Upshaw, Renata Scotto, Daniela Dessì, Boris Christoff, Margaret Price, Graziella Sciutti, Juan Pons, Maria Chiara, Rolando Villazón, Walter Berry, José Carreras, Martina Arroyo, Plácido Domingo, Micaela Carosi, Robert Merrill. 
Tutti “innamorati” di un maestro che stava, sì, a proprio agio sotto i riflettori, ma solamente quelli di scena, rifuggendo dalle luci dei salotti e dei talk show televisivi.

Attento alle esigenze del palcoscenico, conoscitore profondo del repertorio, Santi non è stato solo un direttore di tradizione, anche se la bravura nel mettere a proprio agio i cantanti - infatti è stato amato sia dagli interpreti storici, dell’era di Toscanini, sia dai giovani delle nuove generazioni - e la rapidità nel cavare il meglio dalle orchestre, puntando al sodo e sorvolando sui dettagli, l’hanno spesso rubricato in quella categoria
Angelo Foletto, critico musicale