Le note di sala del del primo concerto di Rai NuovaMusica - 2025/2026

Le note di sala del del primo concerto di Rai NuovaMusica - 2025/2026

23 ottobre 2025, Auditorium Rai Torino

Le note di sala del del primo concerto di Rai NuovaMusica - 2025/2026
Éric Tanguy (1968)
In Excelsis, per orchestra (2008)

Insignito di moltissimi riconoscimenti importanti, tra i quali il leggendario Prix de Rome vinto a venticinque anni, con il relativo soggiorno a Villa Medici, Éric Tanguy spicca nel panorama musicale francese e internazionale con un’identità quanto mai originale e che è stata presto definita, allontanandosi da un esordio in linea con le avanguardie “spettraliste”: uno stile estremamente moderno e al tempo stesso attento a rileggere la storia anche in capitoli lontani, con attenzione specifica alla modalità “orizzontale”, melodica, precedente o estranea al sistema tonale:
In linea generale il mio lavoro di compositore da oltre trent’anni si basa sull’esplorazione di scale modali e del loro potenziale melodico, armonico e strutturale, al servizio della poetica e dell’espressività della musica
Amplissima la sua produzione strumentale, estesa dagli organici orchestrali più ampi alla musica da camera, ed eseguita spesso da direttori e solisti di grande fama.
“Nel 2014 ho deciso di rivisitare il mio lavoro In Excelsis, che aveva visto la luce nel 2009. Questa partitura, presentata per la prima volta dall'Ensemble Orchestral de Paris, mi aveva lasciato dopo tutto quel tempo una strana sensazione di incompiutezza. Ho dunque realizzato un significativo lavoro di condensazione, che ha richiesto l’adozione di soluzioni musicali nuove, riducendo la durata dai dieci minuti originali a sei minuti e mezzo. Ne è quindi riuscito trasformato anche il carattere dell’opera, dato che la partitura adesso esprime una visione poetica più densa e tumultuosa rispetto alla prima versione.
La partitura si sviluppa in un tempo costante particolarmente rapido, permettendo così grande vivacità e virtuosismo da parte dell'orchestra
Lungo tutto il lavoro motivi ascendenti o discendenti sono costantemente variati e reiterati, sviluppandosi in una forma a specchio. Il pezzo termina con una coda corta e intensa, basata sempre su questi motivi. Per quanto riguarda le frequenze e il pensiero armonico, il pezzo si basa su una scala modale di nove suoni e sulle sue differenti trasposizioni. Il discorso musicale si affida dunque sull’esplorazione e l’intreccio di linee melodiche basate su queste scale così come sugli sugli accordi o "regioni armoniche" derivati soltanto da questi modi. 
Vi è quindi una ricerca di solida coerenza fra verticalità e orizzontalità (cosa che caratterizza la mia musica a partire dal mio soggiorno a Villa Medici a Roma nel 1993-1994) all’interno di una struttura altrettanto percepibile, il tutto al servizio di una espressività lirica. La nuova versione di In Excelsis è stata eseguita per la prima volta il 24 marzo 2015 alla Philharmonie de Paris dall'Orchestre National d'Île-de-France, diretta da Enrique Mazzola”.


Silvia Colasanti (1975)
Concerto per violino
Esercizi per non dire addio (2022)

Non c’è stato certo bisogno del grande successo di Anna A., l’opera nuova andata in scena alla Scala poche settimane fa, per confermare che Silvia Colasanti è una delle figure più interessanti e significative della musica di oggi. Una produzione già ampia, attenta spesso a unire al valore della musica l’ampiezza dei significati. Si confronta con la grande letteratura nel teatro: Franz Kafka per Metamorfosi, Anna Achmatova al centro della sua ultima creazione operistica. In tutta la sua produzione ricorrono riferimenti a problematiche collettive, come nel più volte eseguito Stringeranno nei pugni una cometa, il Requiem per le vittime del terremoto del 2016, o a emozioni più personali come in questo concerto per violino e orchestra Esercizi per non dire addio.
Composto nel 2022, è stato eseguito per la prima volta il 24 marzo dello stesso anno, solista Domenico Nordio, direttore Jader Bignamini, con l’Orchestra Sinfonica di Milano Giuseppe Verdi che l’aveva commissionato nel quadro dell’impegno di Silvia Colasanti come compositore in residenza. Ripetendo una costante della sua identità artistica in questa partitura in un unico movimento Silvia Colasanti fonde un’appartenenza decisa al presente, espressa in tecniche e linguaggi del tutto aggiornati, e la consapevolezza del passato data da una solida cultura storica. Un movimento unico, nel quale al violino tocca un notevole impegno tanto sotto l’aspetto strumentale quanto sul piano espressivo, interagendo con un’orchestra ricca di colori ma mai prevaricante, che lo circonda con atmosfere mutevoli ma sempre connesse a un’idea di memoria dominante con piena evidenza in tutto il lavoro.

“Scrivere un lavoro per violino e orchestra oggi rappresenta una sfida difficile, vuol dire tornare su un organico che ha più di quattro secoli di storia, per il quale sono stati scritti grandi capolavori ed esplorate le infinite possibilità espressive e tecniche dello strumento e del suo rapporto con l'orchestra”, ha dichiarato Silvia Colasanti.
La storia fa sentire il suo peso, ma costituisce anche la più importante risorsa di conoscenza di noi stessi. 'Esercizi per non dire addio' è un pezzo attorno al tema del distacco e della perdita, nel ricordo vivo di quello che si è amato e che si continua ad amare in modo sempre nuovo, un racconto in suoni dei tentativi che un'esistenza compie, lungo un cammino carico di richiami interni e di memoria, per vivere il presente, guardando al futuro ma con la consapevolezza piena del nostro legame con il passato 

Hans Werner Henze (1926-2012)
Sinfonia n. 7 per grande orchestra (1983-1984)

Fra pochi mesi ricorrerà il centenario della nascita di Hans Werner Henze, scomparso tredici anni fa poco dopo aver completato le sue ultime composizioni. Una storia creativa estesa su quasi settant’anni, durante i quali Henze ha contribuito a disegnare la storia della musica del nostro tempo passando da posizioni di avanguardia al recupero di uno stile più comunicativo, sempre con originalità e autonomia di scelte. Cresciuto sotto il regime nazista, condivise i drammi della Germania partecipando ancora giovanissimo alla Seconda guerra mondiale, che lo vide al fronte e in prigionia, per poi contribuire alla rinascita culturale tedesca, sullo sfondo dei leggendari Corsi estivi di Darmstadt frequentati accanto agli altri protagonisti della Nuova Musica della sua stessa generazione, Karlheinz Stockhausen, Luigi Nono, Pierre Boulez, Bruno Maderna, Luciano Berio. Trasferito in Italia, espresse un dichiarato impegno politico, almeno in parte corrispondente alla sua svolta stilistica, militando nel PCI e agendo anche come organizzatore musicale - si deve a lui la fondazione del Cantiere Internazionale d’Arte di Montepulciano - pur mantenendo forti legami con il suo paese d’origine. 

Fu molto attivo in campo teatrale, con numerosi titoli d’opera fra i più importanti degli ultimi decenni. Fra questi la nuova versione di Das verratene Meer (Il mare tradito), l’opera che nel 1989 aveva tratto da Il sapore della gloria di Yuko Mishima, riveduta nel 2005 in giapponese con il titolo originale del romanzo, Gogo no Eiko: l’Orchestra Sinfonica Nazionale della Rai diretta da Gerd Albrecht ne eseguì la prima assoluta nel concerto di chiusura del festival di Salisburgo 2008, replicato nei giorni successivi alla Philharmonie di Berlino e all’Auditorium Rai di Torino nell’ambito di Settembre Musica e registrato in CD.

Molto ampia anche la produzione strumentale, segnata da ben dieci sinfonie, composte fra il 1947 e il 2000. Fra queste è particolarmente significativa questa Settima, composta nel 1983-1984 su commissione dell’Orchestra Filarmonica di Berlino (oggi Berliner Philharmoniker) che festeggiava il suo centenario e che la eseguì per la prima volta il 1° dicembre 1984 diretta da Gianluigi Gelmetti. Henze era allora nella sua più piena maturità, e specialmente impegnato in un confronto consapevole con la storia e in scelte meno esclusive. All’epoca si attirò critiche e addirittura ostilità da parte di alcuni settori della cultura musicale più modernisti e sperimentali; mentre oggi è impossibile di intenzioni in qualche modo reazionarie: aveva comunque mantenuto un linguaggio quanto mai avanzato anche se con tutta la solidità suggerita dalla tradizione.
Nella Settima la rilettura della storia guarda alla grande vicenda della sinfonia classico-romantica, ripetendo l’articolazione tradizionale in quattro movimenti e rispettando sostanzialmente le funzioni assegnate di solito a ciascuno di questi. Ma qui come quasi sempre Henze coinvolge nella creazione musicale anche altri temi, estendendosi alla grande letteratura, forse non per caso con specifiche allusioni alla cultura tedesca.
Tra le fonti di ispirazione Henze stesso dichiara la poesia altissima di Friedrich Hölderlin (1770-1843), uno dei padri del romanticismo, e la tragedia esistenziale provocata dalla crisi psichica esplosa nel 1805, che lo portò al ricovero in una clinica per malattie mentali e in seguito alla reclusione volontaria nella torre che ospitò gli ultimi trentasei anni della sua vita
In questo lavoro ho voluto sottomettermi completamente alle norme tradizionali della sinfonia classica per plasmare come in una fornace la mia espressione musicale, presentando così agli ascoltatori i contenuti nel modo più diretto e chiaro possibile
Il primo tempo è una specie di danza tedesca, diciamo un’allemanda, il secondo è un Lied. Il terzo, in rigorosa forma di scherzo, è la rappresentazione delle sofferenze del poeta tedesco Friedrich Hölderlin nella clinica per malattie mentali del dottor Autenrieth a Tubinga. L’ultimo tempo consiste nella realizzazione musicale della poesia di Hölderlin Metà della vita”.

In una partitura ampia e ricca di colori Henze non manca di sfruttare le possibilità di un’orchestra straordinaria come quella forgiata lungo i decenni da Herbert von Karajan, senza però mai concedersi effetti facili o spunti di virtuosismo esteriore. Il clima complessivo della sinfonia è drammatico, in linea con le allusioni a Hölderlin.
Il primo movimento è intitolato Danza: richiama alla lontana l’allemanda, la formula ritmica derivata da una danza antica che apriva abitualmente la suite barocca, e segue in termini quanto mai stilizzati l’indicazione 
“vivace e animato”; il secondo, “mosso con calma”, vive una cantabilità rarefatta e sempre suggestiva al massimo: il terzo “incessantemente mosso”, con il suo turbinare instancabile, corrisponde al ruolo tradizionale dello scherzo additato da Henze, ma segna un culmine di drammaticità e inquietudine spiegato dal riferimento alla vicenda di Hölderlin. Il finale contrariamente alla tradizione non si svolge nei termini di un allegro, ma è “calmo, ritenuto”, interpretando i versi di Metà della vita.

Con pere gialle pende
e piena di rose selvatiche
la terra sul lago,
o cari cigni,
ed ebbri di baci
affondate  il capo
nell’acqua santamente sobria.
Ahimè, dove troverò, quando
è inverno, i fiori, e dove
il raggio del sole,
e l’ombra della terra?
I muri restano
muti e freddi, nel vento
stridono le bandiere.



I biglietti del concerto di Rai NuovaMusica del 23 ottobre 2025 sono disponibili anche online