Mario Tozzi, Paure fuori luogo

Il linguaggio delle catastrofi

Da quando noi uomini abbiamo imparato a tramandare racconti e cultura, raccontiamo soprattutto catastrofi. Il diluvio universale, Atlantide, Pompei, il terremoto di Lisbona, le alluvioni, il Vajont. Ma le catastrofi non sono tutte uguali: quasi nessuna di quelle moderne è naturale, eppure, invece di mantenere comportamenti adatti a prevenirle e affrontarle, noi uomini del Terzo Millennio ne abbiamo ancora una gran paura e ne sfuggiamo ragioni e spiegazioni. Ma la paura degli eventi naturali è, oggi, totalmente immotivata: basterebbero la conoscenza di base e comportamenti armonici con il pianeta per evitarne le conseguenze catastrofiche. Come si sapeva fare nelle società tradizionali e come abbiamo presto disimparato. Il linguaggio è cambiato nel tempo e ha rispecchiato l’evoluzione del concetto stesso di catastrofe, da punizione divina a stravolgimento sociale, da evento fatale a fenomeno comprensibile e con il quale sarebbe possibile convivere. E le parole delle catastrofi sono entrate nel linguaggio quotidiano molto spesso in maniera impropria, con espressioni che sono poi diventate proverbiali, da tsunami a bomba d’acqua. Quasi sempre a sottolinearne la paura atavica degli uomini. L’analisi del linguaggio, attraverso molti esempi da tutto il mondo, spiega quanto e come gli eventi naturali, usciti dalla porta, sono ormai clamorosamente rientrati dalla finestra. E continuano a farci paura. L'intervento di Mario Tozzi al Festival di Comunicazione di Camogli 2016.

Mario Tozzi è nato a Roma il 13 dicembre 1959. Laureato in Scienze Geologiche all'Università degli Studi di Roma La Sapienza, ha poi conseguito il dottorato di ricerca in Scienze della Terra. È attualmente primo ricercatore presso l’Istituto di Geologia Ambientale e Geoingegneria del Consiglio Nazionale delle Ricerche e si occupa dell'evoluzione geologica del Mediterraneo centro-orientale. È membro del consiglio scientifico del WWF e cavaliere della Repubblica Italiana.