Capovolgere la didattica capovolta

Scuola News - 22 settembre 2020

Cosi come la didattica a distanza messa in atto nel periodo di lockdown era una didattica a distanza di emergenza e  quindi molto lontana dai canoni del buon uso delle risorse digitali, anche la didattica digitale integrata che si sta utilizzando in queste settimane è una didattica digitale integrata “di emergenza”: ci sono cioè ancora molti vincoli, che impediscono di pensare alla didattica che viene svolta in questa fase come ideale dal punto di vista del buon uso del digitale, delle risorse di rete.
Proviamo a considerare due tipologie di situazione di didattica digitale integrata:  
1.    Giornata o settimana in presenza alternata ad una a distanza: questa situazione risulta essere più facilmente gestibile dal punto di vista metodologico, cercando di capire esattamente cosa valga la pena fare in presenza e cosa conviene invece fare a distanza. Dietro la teoria della classe o didattica capovolta, di cui ha parlato molto Tullio De Mauro, c’è l’idea di cercare di fare la parte più strettamente trasmissiva a distanza, mentre la parte più di interazione in presenza. Il modello della classe capovolta non si presta troppo bene alla situazione in cui la scuola si trova ad operare adesso, perché la didattica in presenza, a sua volta, ha troppi vincoli: gli studenti devono stare fermi al banco, il docente fermo dietro la cattedra, senza la possibilità di creare gruppi di lavoro, di spostarsi. Allora, in questa particolare situazione, si potrebbe “capovolgere la didattica capovolta”, cioè pensare a questo momento in presenza ‘distanziata’ come un momento più tradizionale, e pensare invece al lavoro che viene fatto a distanza, come ad un momento basato più sull'interazione:  gli strumenti che abbiamo a disposizione, come le piattaforme online, consentono anche un discreto livello di lavoro collaborativo, in quanto si possono formare facilmente piccoli gruppi che potrebbero lavorare su argomenti specifici per poi relazionare ai compagni. 

2.    Metà classe in presenza e metà classe a distanza: dal punto di vista metodologico questa situazione è più problematica, perché si mescolano insieme due setting didattici, quello della presenza e quello della distanza, che in realtà hanno caratteristiche diverse. A riguardo si possono intraprendere due strade: la prima è limitarsi alla lezione frontale tradizionale fruita in presenza o a distanza, che porterebbe però a una lezione frontale piuttosto pesante. La seconda strada perseguibile è lavorare su compiti diversi da far svolgere a chi è in presenza e a chi a distanza, cercando, per quanto possibile, di distinguere due setting didattici differenti, attraverso una progettazione didattica che riconosca queste differenze.