Economia circolare con le mosche

Lara Maistrello

Come ottenere prodotti ad alto valore aggiunto a partire dagli scarti delle filiere agroalimentari? Lara Maistrello, entomologa, ci mostra gli scarti di alcune filiere alimentari: quello che rimane dopo che si è prodotto l’olio, la passata di pomodoro, macedonie e succhi di frutta, minestroni e quant’altro. Questi scarti normalmente vengono smaltiti come rifiuti organici e quando va bene sono usati per farne biogas. Ma che spreco! Perché in realtà da quì si può ricavare qualcosa di molto prezioso. Come? Semplicemente imparando a guardarci intorno.

In natura non esistono rifiuti, quello che per noi umani è scarto, per qualcun altro è un ottimo cibo su cui crescere e prosperare. Per le mosche, per esempio. In generale si pensa che le mosche siano insetti “sporchi” e fastidiosi. Ma c’è mosca e mosca. Le mosche soldato, che da adulti hanno questo aspetto elegante, quasi fossero in alta uniforme e col caschetto (da qui il nome comune), non sono affatto infestanti.


È difficile vederle perché non frequentano le nostre case, si nutrono di nettare e vivono pochi giorni, giusto tempo di trovare un compagno, accoppiarsi e deporre le uova. Le femmine, da brave madri, depongono le uova dove i loro figli, le larve, avranno abbondante cibo per crescere. Per queste larve, il cibo ottimale sono appunto tutte quelle sostanze organiche più o meno decomposte che l’uomo considera rifiuto o scarto, sempre che siano abbastanza umide. Queste larve sono dei vermetti che crescono in pochissimo tempo: da uovo a prepupa, che è lo stadio che precede quello in cui diventerà adulto, impiegano circa 2 settimane a 27°C. Nutrendosi su questi substrati, queste larve diventano grandi, in grado di trasformare in modo efficiente gli scarti in biomassa animale, ricca di proteine e di grassi.  Quello che resta dopo la lavorazione di queste larve può essere usato come compost organico, perfetto come concime per le piante. Non solo: queste larve producono antibiotici e altre sostanze tali ridurre i cattivi odori e rendere impossibile la crescita delle larve delle mosche infestanti.

Le larve mature e le prepupe sono ricche di proteine e grassi di ottima qualità: questi sono nutrienti preziosi che si potrebbero usare come cibo per gli animali che alleviamo (pesci, polli) o quelli da compagnia. Ma anche per l’uomo. Per noi è difficile, se non impossibile, pensare di mangiare larve intere di mosche. Ma se si riducono in polvere, ottenendo delle farine proteiche e dei grassi simili al burro, si possono usare in tantissime preparazioni alimentari.

Tutti sanno che sulla terra ci sono tanti milioni di bocche da sfamare, che in futuro saranno sempre di più. Siamo consapevoli che non è possibile distruggere le foreste per ricavarne prati su cui pascolare le vacche da cui ricavare le bistecche. Al contrario, se alleviamo insetti sui sottoprodotti delle industrie che producono alimenti vegetali, diamo letteralmente nuova vita a questi substrati e ne potremo ricavare cibo in modo davvero sostenibile perché così si risparmia la distruzione delle foreste, si riduce il consumo di acqua e si riduce l’inquinamento, visto che gli insetti emettono molti meno gas serra e ammoniaca.

In questo laboratorio i ricercatori si impegnano per ottimizzare l’allevamento delle mosche soldato su questi sottoprodotti. Hanno anche realizzato, tra i primi e pochissimi in Italia, un prototipo di impianto industriale ad alta automazione per allevare queste mosche in massa. Ma si sono spinti oltre. Con le proteine ricavate dalle prepupe hanno realizzato delle bioplastiche progettate realizzare dei teli di pacciamatura biodegradabili che, decomponendosi, rilasciano azoto nel terreno. Se non è economia circolare questa!