La biomimetica

La tecnologia si ispira alla natura

Uno dei primissimi esempi di tecnologia biomimetica consapevole risale al 1851, quando nell’accingersi a progettare il Crystal Palace per la “Grande Esposizione” di Londra, il botanico Sir Joseph Paxton si ricordò che le “costole” di cellulosa di una varietà di giacinto sudamericano conferiscono alle sue foglie una capacità di resistenza tale da poter sorreggere il peso di una persona di 130 chili. Proprio replicando quella tipologia di disegno geometrico a coste flessibili, Paxton concepì la struttura del palazzo londinese.
Biomimetica è il termine con cui si definiscono collettivamente le tecnologie che si ispirano alle soluzioni ispirate a quelle che in natura sono adottate da piante e animali.
Il sonar e il radar, ad esempio, imitano l’apparato di geolocalizzazione del pipistrello; il velcro è simile al sistema con cui i semi di alcune piante dotati di uncini si agganciano al pelo degli animali per diffondersi sul territorio; i tessuti antimacchia invece riproducono il modo con cui la foglia di loto si libera del fango.

 

Anche la Torre Eiffel è un esempio straordinario di imitazione di qualcosa già esistente in natura. Quando fu costruita pesava un po’ meno di 7.000 tonnellate: per avere un’idea di tale “leggerezza”, un modello su scala alto 30 centimetri peserebbe solo 7 grammi! Questo risultato si deve agli studi sull’anatomia umana di Hermann von Meyer, che concentrò la sua attenzione sulla struttura della nostra gamba, e in particolare sul modo in cui il femore si incastra nella rotula.
Nel 1957 l’ingegnere svizzero George de Mestral osservò che i fastidiosi piccoli semi di bardana che gli si attaccavano tenacemente agli abiti erano forniti di minuscoli uncini. Studiò questi semi per ben otto anni prima di riuscire a creare l’equivalente sintetico della bardana: il velcro. La sua invenzione ebbe un successo immediato e oggi tutti noi lo usiamo nella nostra vita quotidiana.