Enrico Alleva: Presentazione XXI Giornata dell'Acqua: Ambienti acquatici e vertebrati anfibi

Accademia Nazionale dei Lincei - 21 marzo 2022

Per celebrare la XXI Giornata Mondiale dell’Acqua, quell’“oro blu” che disseta una umanità sempre più assetata, perché una crudele desertificazione ne colpisce le popolazioni più povere e diseredate, quest’anno la commissione Lincea “Ambiente e grandi rischi naturali”, nel convegno Ambienti acquatici e vertebrati anfibi che si terrà il 21 marzo, presso l’Accademia Nazionale dei Lincei, si occuperà dei rischi legati a depauperamento della biodiversità: un doveroso allarme per la scomparsa e soprattutto drastica rarefazione di una classe di Vertebrati - gli Anfibi, che rappresenta un dolorosissimo record: sono a rischio il 41% delle 8000 specie anfibie note a livello planetario secondo lo IUCN (36% a livello italiano, dato che quest’anno sarà ricalcolato), come ci illustra Enrico Alleva in questo suo intervento.

Le popolazioni della maggior parte delle specie selvatiche sul pianeta sono in declino. Le cause, tutte da ascrivere in ultima analisi all’azione umana, includono la conversione degli ambienti naturali in aree agricole, la deforestazione, il sovrasfruttamento delle risorse, l’introduzione di specie invasive, l’inquinamento, le emissioni di gas serra responsabili dei cambiamenti climatici. L’Unione Internazionale per la Conservazione della Natura (IUCN) mantiene una banca dati aggiornata sul rischio di estinzione globale delle specie animali e vegetali, la Red List o Lista Rossa IUCN, secondo la quale circa un quarto delle specie valutate sono attualmente a rischio di estinzione.


Le valutazioni si basano tanto sulla dimensione della distribuzione geografica delle specie e delle loro popolazioni, quanto sulla loro tendenza nel tempo. Quando la popolazione di una specie declina al di sotto di una soglia critica, la specie può entrare nel cosiddetto vortice di estinzione, nel quale una serie di eventi causali riducono la popolazione sempre di più fino alla sua scomparsa. Gli anfibi, che includono oltre 8000 specie tra rane, rospi, tritoni, salamandre e cecilie, sono per le loro caratteristiche fisiche ed ecologiche particolarmente sensibili alle minacce di origine antropica. La loro pelle, permeabile all’ossigeno, offre una barriera modesta tanto alle sostanze inquinanti disciolte nell’acqua, quanto ai microorganismi patogeni che la attaccano. Il forte legame con gli ambienti acquatici, e spesso proprio con quelli più fragili ed effimeri come le piccole raccolte d’acqua temporanee, li espone più di altre specie ai pericoli causati dall’inaridimento del clima, dal consumo di suolo e dalla cementificazione, dalla canalizzazione e sottrazione delle risorse idriche.

Per questo motivo, la percentuale di specie a rischio di estinzione è negli anfibi molto più alta che negli altri gruppi di specie di vertebrati. Si stima che negli ultimi 50 anni, circa 200 specie di anfibi si siano estinte a causa di malattie, eccesso di prelievo da parte di collezionisti e cambiamenti climatici. Tra le cause reali o supposte, ricordiamo i “buchi” in quello strato di ozono che ne proteggerebbe il delicato tegumento cutaneo, alla base della loro respirazione extra polmonare. E che sarebbe particolarmente vulnerabile a una lunga serie di agenti nocivi. Senza contare il rischio potenziale causato da collezionisti di anfibi vivi e non solo, o sui tanti fotografi dilettanti e professionisti che ne sfruttano le vivaci colorazioni aposematiche e le forme tanto diversificate e accattivanti per un commercio e la celebrazione di una estetica che invece rappresenta una importante violazione di una etica naturalistica: quella che attualmente scarseggia nel nostro Paese. Il cavalletto di fotografi professionisti o dilettanti contaminerebbe di pozza in pozza con funghi letali, (chitridiomicosi).


E' dunque necessario un decalogo etico e morale secondo il quale l’ubicazione delle popolazioni naturali di specie a rischio non va svelata: per esempio, nella legenda di una bella fotografia postata su Facebook, o nel mantenere le distanze e gli accorgimenti tecnici per salvaguardare il benessere psicofisico degli animali, la cui cattura o semplice dislocamento nello spazio, attualmente vietati, deve essere impedita proprio sulla base di una corale e pubblica riprovazione. Alcune azioni di questo tipo sono già, pur moderatamente, oggetto di regole in via di implementazione sui social media più frequentati. Un’azione meritoria e spontanea che sempre più coinvolge giovani e giovanissimi.