Acciaio e terrore
Le Brigate rosse a Milano
L’ascesa e la crisi delle Brigate Rosse milanesi, in contrapposizione con le altre colonne (Genova, Roma, Torino). La nascita all’interno delle fabbriche, a cominciare dallo scenario di Sesto San Giovanni, sul modo in cui le organizzazioni terroristiche si sono infiltrate nel mondo della fabbrica. Ma anche l'analisi della realtà del mondo del lavoro negli anni Settanta, dalla crisi energetica all'abolizione delle gabbie salariali, per inquadrare e raccontare il contesto in cui poi le formazioni terroristiche si sono mosse. Un percorso che arriva al baricentro della nostra storia, l’omicidio del brigatista Walter Alasia, ucciso in un conflitto a fuoco il 14 dicembre 1976, in cui morirono anche due poliziotti, Padovani e Bazzega. Da lì in avanti, la colonna milanese porterà il nome di Walter Alasia, e compirà attentati in discontinuità con le restanti cellule brigatiste. L'ascesa delle Brigate Rosse attraversa dieci anni della storia di Milano, le uccisioni di Renato Briano, Manfredo Mazzanti, e Luigi Marangoni, il sequestro di Renato Sandrucci, uomini di azienda, direttori sanitari di ospedali, a testimoniare una strategia terroristica diversa da quella di altre organizzazioni che miravano a poliziotti o magistrati.
L'ascesa delle Brigate Rosse attraversa dieci anni della storia di Milano
Un periodo nel quale le divisioni tra le colonne si fanno più pressanti e pesanti e in cui i brigatisti milanesi possono contare su un vero e propri esercito di fiancheggiatori. Anni che diventano centrali per la storia del terrorismo italiano, in cui si verifica anche la crescita di Prima Linea, che proprio a Milano compirà i suoi attentati più cruenti. Le Brigate Rosse avranno un declino corrispondente alla crisi delle fabbriche, susseguente alle misure di contrasto eseguite dal nucleo interforze del generale Carlo Alberto Dalla Chiesa a cominciare dalla scoperta del covo di via Montenevoso, dove vengono arrestati alcuni dei brigatisti milanesi. Il processo del 1984 porta alla sbarra 112 persone, ma a Milano ha poco seguito. La città è stanca, ferita e provata da 15 anni di terrorismo, e guarda oltre. Siamo già alla “Milano da bere”.