Il rumore delle parole. Storia di Giovanni Spampinato

Diario Civile

Cronista appassionato e scrupoloso, corrispondente da Ragusa del quotidiano palermitano “L’Ora”, Giovanni Spampinato ha soltanto 26 anni quando viene ucciso con sei colpi di pistola. 


 Nel dopoguerra, a Ragusa vengono trovati giacimenti di petrolio che rappresentano una fonte di prosperità per la popolazione

Spampinato segue la crescita della sua città che diventa centro di sviluppo del malaffare economico della Sicilia, crocevia di traffici di armi e droga, rapporti con la mafia, e anche luogo nevralgico dell’eversione di destra degli anni Sessanta, con campi di addestramento di stampo paramilitare delle organizzazioni neofasciste. Quando nel 1972 viene ucciso, il giornalista sta indagando sull’omicidio di un antiquario, seguendo una pista che porta a collusioni e insabbiamenti con il coinvolgimento delle più alte cariche cittadine. “Assassinato perché cercava la verità”: questo il titolo che, il giorno dopo, “L’Ora” dedica al giovane giornalista di Ragusa.

Parlano di lui e della Ragusa di quegli anni: Agostino Fera, ex Procuratore di Ragusa; i giornalisti Mario Genco, Franco Nicastro, Luciano Mirone e Carlo Ruta; Giorgio Chessari, politico del Pci ragusano; Marco Tumino, figlio di Angelo Tumino (l’antiquario ucciso della mafia); Umberto Di Giovanni, avvocato e amico di Giovanni Spampinato e il fratello Alberto Spampinato.