Giuseppe Fava e Peppino Impastato

Voci libere contro la mafia

Il 9 maggio 1978, mentre l’Italia è sotto choc per il ritrovamento a Roma del cadavere di Aldo Moro, a Cinisi, in Sicilia, Peppino Impastato muore, a 30 anni, dilaniato dall’esplosione di una carica di tritolo posta sotto il suo corpo adagiato sui binari della ferrovia. Giuseppe Fava, viene colpito a morte il 5 gennaio 1984 a Catania, poco dopo essere uscito dalla redazione del suo giornale. Il loro impegno civile è ancora oggi testimonianza diretta di come la guerra contro la mafia si possa combattere non solo nelle aule giudiziarie e nei corridoi della Questura, ma con il lavoro quotidiano di denuncia e di civilizzazione.

Entrambi hanno dato punti di vista nuovi e originali sulla Sicilia, hanno scavato nelle contraddizioni della gente e non hanno piegato la testa di fronte alle minacce mafiose, pagando il loro impegno con la vita

Peppino Impastato ha sfidato il capomafia di Cinisi, Gaetano Badalamenti, con le sue trasmissioni a “Radio Aut”, sfruttando l'onda creativa delle radio libere degli anni Settanta e dando sfogo a monologhi satirici e grotteschi. Pippo Fava è stato invece un uomo di cultura poliedrico che si è cimentato nella letteratura, nel teatro, nel giornalismo, raccontando una parte di Sicilia nascosta, la provincia di Catania e il suo mondo fatto di collusioni tra mafia e imprenditoria. Entrambi hanno dato punti di vista nuovi e originali sulla Sicilia, hanno scavato nelle contraddizioni della gente e non hanno piegato la testa di fronte alle minacce mafiose, pagando il loro impegno con la vita.
Rivediamo una puntata di Diario civile, che pone a confronto vite simili nella lotta alla mafia di Giuseppe Impastato e Giuseppe Fava.