Il Re di maggio

Umberto II e l'esilio in Portogallo

Re d’Italia per poco più di un mese, dal 9 maggio al 13 giugno 1946. Il destino di Umberto II, passato alla storia come “Il re di maggio”. Punto di partenza di questa analisi è il saluto di Umberto II dall’aereo che lo porta a Cascais, all’esilio portoghese. È l’epilogo di una vita, dagli anni della giovinezza, quando era il principe più amato d’Europa, e quando il matrimonio con Maria Josè del Belgio sembrava il coronamento di una bella favola. Ma è una breve stagione: il rapporto tra i Savoia e Mussolini si fa teso soprattutto con l’approssimarsi della guerra. 

Re d’Italia per poco più di un mese, dal 9 maggio al 13 giugno 1946


La casa reale non è convinta che l’Italia debba entrare nel conflitto, tenta anche di bloccare Mussolini, di organizzare un “golpe” per rovesciarlo, come rivelerà lo stesso Umberto in un’intervista del 1966. E ci sono, poi le pagine, poco onorevoli, dell’armistizio e della fuga del Re a Brindisi, anche se Umberto vorrebbe tornare a Roma e combattere proprio per risollevare il nome dei Savoia, ma il padre glielo impedisce. Ed è proprio il fatto di essere “schiacciato” dal padre uno dei problemi maggiori della vita di Umberto. Alla fine della guerra, gli Italiani scelgono la Repubblica. Ma i monarchici contestano i risultati. Il rischio di una guerra civile si fa concreto. Davanti a questo Umberto fa la sua scelta: l’esilio a Cascais, dover resta per 37 anni, fino alla morte, nel 1983.