Medicina di guerra

Un'emergenza italiana

Nella Grande guerra intere generazioni morirono nelle trincee, sotto le bombe dell’artiglieria e i proiettili delle mitragliatrici. Solo in Italia 600.000 morti, 1 milione di feriti gravi, tra cui 500mila mutilati. Sono numeri mai visti prima. I proiettili dilaniavano i corpi, frantumavano gli arti, distruggevano i volti. La classe medica non aveva mai visto simili devastazioni fisiche, al punto che i sanitari impegnati in prima linea ebbero enormi difficoltà a fronteggiare gli orrori della guerra.

Già dopo i primi mesi la sanità militare è al collasso. L'organizzazione è tragicamente inadeguata ad una guerra moderna. Non solo mancano attrezzature e materiali, ma anche personale qualificato. Per far fronte a questa emergenza il governo italiano delibera, nel gennaio 1916, l'istituzione di una Scuola medica da campo, a San Giorgio di Nogaro, in zona di guerra: una vera e propria Università al fronte, dove tra il febbraio 1916 e la primavera del '17 si tengono corsi accelerati di medicina e chirurgia per oltre mille studenti.

Sono ragazzi che si trovano a fare pratica sui corpi dei soldati appena feriti, in un contesto in cui la medicina è chiamata a far fronte a lesioni e traumi mai conosciuti fino ad allora.