Nati ieri, saranno guerrieri

100 anni di Storie

Quando scoppia la guerra,  hanno appena diciotto anni, alcuni addirittura sono ancora adolescenti. Sono figli di contadini e artigiani, sbalzati al fronte completamente privi di un’adeguata preparazione. Sono i ragazzi del 1899, l’ultima classe di leva richiamata alle armi per la Prima Guerra Mondiale.  I primi contingenti furono chiamati all’inizio del 1917, i giovani finirono in battaglioni di milizia territoriale con un addestramento inadeguato e veloce.

Alcuni combatterono sul Piave e sul Grappa, contribuendo all’indipendenza dell’Italia senza fare mai più ritorno. Decine di migliaia di quei soldati bambini si fermarono sul fronte a Nord-est, intrappolati nelle trincee, pagando con la loro acerba vita quella che veniva considerata allora la vittoria.

Quelle giovani reclute contribuirono alla difensiva delle file sul Piave, del Grappa e del Montello, consentendo la controffensiva italiana nel 1918 con la battaglia di Vittorio Veneto e poi successivamente con la firma dell’armistizio di Villa Giusti da parte degli austro-ungarici.

La classe del ’99 fu dunque la vera protagonista in tre attacchi fondamentali che  rovesciarono in modo definitivo il destino del conflitto: la battaglia d’arresto nelle zone fra il Trentino e il Veneto combattuta il 10 novembre 1917, la battaglia del solstizio di metà giugno del 1918 e quella di Vittorio Veneto fra il 24 ottobre e il 3 novembre 1918.

Quando il generale Armando Diaz li vide in azione scrisse: io voglio che l’esercito sappia che i nostri giovani fratelli della classe 1899 hanno mostrato d’essere degni del retaggio di gloria che su essi discende.

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