Piazza Tienanmen

La primavera di protesta cinese

Un uomo solo davanti a un carro armato, lungo la Chang’an Avenue, strada di Pechino che porta verso la piazza Tienanmen. Un’immagine simbolo del Ventesimo secolo e di un anno, il 1989, che vede anche il crollo del Muro di Berlino. La rivolta degli studenti cinesi e i fatti di piazza Tienanmen, a Pechino, raccontati qui attraverso una puntata del programma Il Tempo e la Storia. Si tratta di una vicenda breve quanto drammatica: tutto accade in un mese e mezzo. Il 22 aprile 1989, trent’anni fa, decine di migliaia di studenti scendono in piazza per i funerali di Hu Yaobang, il leader destituito nel 1987, dopo essere stato l’artefice delle riforme promosse da Deng Xiaoping. I manifestanti tentano anche di consegnare al governo una petizione in cui chiedono tra le tante cose libertà, giustizia e una forma di governo democratica. Nei primi mesi di maggio la protesta si estende anche ai lavoratori e agli studenti delle scuole, diffondendosi in un numero sempre più ampio di province.

Si tratta di una vicenda breve quanto drammatica: tutto accade in un mese e mezzo. Il 22 aprile 1989, trent’anni fa, decine di migliaia di studenti scendono in piazza per i funerali di Hu Yaobang, il leader destituito nel 1987, dopo essere stato l’artefice delle riforme promosse da Deng Xiaoping

Trova però la ferma opposizione interna di una grande parte del Partito Comunista, del governo e dell’esercito. Si teme che determinate riforme politiche possano rallentare o bloccare quel processo lanciato per condurre il paese alla totale trasformazione economica. Il 13 maggio gli studenti iniziano anche lo sciopero della fame a oltranza, in occasione della storica visita in Cina del presidente sovietico Michail Gorbachev, considerato un simbolo di apertura e rinnovamento. La situazione dopo un’apparente speranza di risoluzione pacifica degenera fino alla notte tra il 3 e il 4 giugno, quando interviene l’esercito e comincia la repressione. Immagini che fanno il giro del mondo e alle quali i Paesi occidentali rispondono “congelando” i rapporti con la Cina. Il movimento studentesco è stroncato: legge marziale, arresti, censura e un periodo di “chiusura” al mondo che durerà ben tre anni. Ancora oggi lasciano molti dubbi i numeri delle vittime dichiarate di quei giorni e delle epurazioni fatte in seguito. La stima va da circa 400 morti fino ad oltre 2500. Il governo cinese continua a negare l’avvenuta carneficina.