Storie della Grande Guerra: cose mai viste

Lucarelli racconta Pt.4

Sono tanti i vocaboli coniati durante la Prima Guerra Mondiale e che oggi usiamo quotidianamente.  L’espressione comune, ad esempio, nell'uso corrente di dire oggi mi girano le pallottole, all’epoca non aveva nulla a che fare con l’umore dei nostri uomini, si avvaleva invece di un senso più tecnico e strategico nella gestione delle operazioni militari. I soldati più ingegnosi, sfilando le pallottole dal bossolo per reinserirle girate,  spostavano il baricentro e ottenevano in questo modo un colpo più preciso e letale per il bersaglio.
I soldati più odiati erano senza dubbio i cecchini, anche quest’ultima è un’espressione inventata proprio durante il conflitto e che è utilizzata tuttora nel gergo corrente. Il termine deriva daIl’appellativo denigratorio con il quale i nostri militari chiamavano il nemico, l’Imperatore d’Austria, Cecco Beppe. Quei soldati che dalla trincea opposta erano pronti a sparare per uccidere, alla vista della prima sigaretta accesa nel buio della notte, sapevano che quello da puntare era il battaglione dei soldati di Cecco Beppe, i cecchini appunto, il peggio del peggio. Anche i tedeschi, loro alleati non venivano ben visti, venivano denominati crucchi, parola usata soprattutto dai nostri soldati di origine meridionale, i tedeschi erano i crucchi, ovvero i mangiatori di polenta, i Grutze.
Sono tanti i modi di dire, ereditati dal gergo bellico, come ad esempio, Svegliati, la guerra è finita, oppure Caporetto, siamo in trincea, ma anche rompere le scatole, modo di dire derivato dalla rottura di scatole contenenti munizioni. Era l’ordine che preludeva l’assalto, e forse anche la morte. Ma c’è un’espressione per la quale dovremmo provare vergogna anche solo per averla usata una volta nella vita per offendere qualcuno, quell’espressione è scemo di guerra. Vocabolo nato da quegli abissi di orrore che dalla Prima Guerra Mondiale prende origine e che noi, senza pensare, abbiamo col tempo, fatto diventare un oltraggio.