La fine di un lungo cammino

L'omicidio di Martin Luther King

Ho visto la Terra promessa. Potrei non arrivarci con voi. Ma voglio che stasera sappiate che noi, come popolo, arriveremo alla Terra promessa e per questo stasera sono felice. Non ho paura di nulla. Non temo nessun uomo. I miei occhi hanno visto la gloria della venuta del signore”. Queste le parole dell’ultimo sermone tenuto a Memphis da Martin Luther King il 3 aprile 1968. Il pomeriggio del giorno seguente, alle 18 circa, viene ucciso nell’albergo dove alloggia con un colpo di fucile sparato da un fanatico razzista. In Italia siamo già al 5 aprile e l’edizione del Telegiornale delle tredici e trenta si apre con un emozionato Piero Angela che comunica la notizia, mostrando le prime drammatiche fotografie pervenute dagli Stati Uniti e il messaggio rilasciato dal presidente Johnson in seguito ai gravi tumulti di protesta scoppiati in cento città americane subito dopo la diffusione della notizia. L’assassino, inizialmente riesce a fuggire, lasciando il fucile Remington utilizzato a poca distanza dal luogo da cui ha sparato e circa due mesi dopo viene fermato e arrestato all’aeroporto di Londra, mentre cerca di lasciare l’Europa diretto in Rhodesia. Si tratta di James Earl Ray, fanatico razzista evaso dal carcere nel 1967.

In Italia siamo già al 5 aprile e l’edizione del Telegiornale delle tredici e trenta si apre con un emozionato Piero Angela che comunica la notizia, mostrando le prime drammatiche fotografie pervenute dagli Stati Uniti 

Per l’omicidio di Martin Luther King verrà condannato a 99 anni di carcere. Mary Hunt, compagna di studi del pastore, accorsa subito dopo gli spari, così descrive la scena che gli si presenta davanti: “C’era sangue tutto attorno, faticava a respirare. Mi sono sentita inutile e arrabbiata, ma ho realizzato che quell’uomo era pronto a dare la vita per la non violenza. Così ho deciso che avrei fatto di tutto per rendere il mondo migliore, in modo pacifico”. L’America si raccoglie intorno a Coretta, la moglie di King e dopo l’omicidio più di quarantamila persone rendono omaggio alla salma a Memphis. I funerali si tengono ad Atlanta, città natale di Martin Luther King, alla presenza, tra gli altri, di Jacqueline Kennedy e del vicepresidente Hubert Humphrey. L’assassino poco tempo dopo l’arresto comincia a parlare di un complotto, di cui sarebbe l’esecutore materiale. L’inchiesta federale aperta in merito viene poi archiviata, lasciando aperti però ancora oggi tanti dubbi.