La repubblica romana

Prove generali di indipendenza

Sono due gli esperimenti repubblicani a Roma nei tempi moderni: dopo una prima meno rilevante nel 1799, la seconda risulta quella più importante. Siamo nel 1848. Gli Stati italiani e l'Europa sono attraversati da moti rivoluzionari. Il sovrano dello Stato della Chiesa, papa Pio IX, affida l'incarico di formare un governo a Pellegrino Rossi, che però viene assassinato il 15 novembre. I disordini che scoppiano inducono il pontefice pochi giorni dopo a lasciare la città e a rifugiarsi a Gaeta, ospite di Ferdinando II di Borbone. A Roma intanto si forma una Giunta provvisoria di governo. Il 5 febbraio 1849 un’Assemblea costituente proclama la Repubblica e si comincia a preparare la stesura di una nuova costituzione. A capo del nuovo governo c’è un comitato esecutivo di tre membri: Carlo Armellini, Mattia Montecchi e Aurelio Saliceti. Il 5 marzo fa il suo ingresso a Roma Giuseppe Mazzini, accolto trionfalmente. 

Il 5 febbraio 1849 un’Assemblea costituente proclama la Repubblica e si comincia a preparare la stesura di una nuova costituzione

Le innumerevoli difficoltà inducono pochi giorni dopo a nominare un nuovo triumvirato con poteri illimitati. Ne fanno parte: Giuseppe Mazzini, Aurelio Saffi e Carlo Armellini. Nel frattempo Papa Pio IX chiede aiuto alle potenze cattoliche. L'esercito di Luigi Napoleone Bonaparte, sbarcato a Civitavecchia, attacca Roma dove è arrivato anche il generale Giuseppe Garibaldi e volontari da tutta la penisola. Dopo una prima vittoria di Garibaldi e la tregua che segue, i francesi si riarmano e attaccano nuovamente la città costringendo alla resa il generale e i suoi uomini. Con il rientro del papa a Roma e l'abrogazione della costituzione termina l'effimero esperimento della Seconda Repubblica romana. Una delle figure chiave di questo esperimento, rimasto in secondo piano dietro ad altre più celebrate dalla storiografia, è quella del poeta e patriota Goffredo Mameli. Contribuisce fortemente al coinvolgimento di Giuseppe Mazzini a cui fa pervenire il famoso invito “Roma Repubblica, venite”, dopo che lo aveva conosciuto tra il 1847 e il 1848 a Genova, durante i moti. Nel corso dell’esperienza romana assume un ruolo sempre più centrale, diventando l’aiutante del generale Giuseppe Garibaldi. Prende parte alle battaglie in difesa della neonata Repubblica a Palestrina e a Velletri. Nella strenua difesa contro i francesi, cade ferito ad una gamba al Gianicolo il 3 giugno e muore un mese dopo, il 6 luglio, a causa di complicazioni pervenute alle ferite. A lui si deve anche l’Inno d’Italia, rinominato poi Inno di Mameli, composto nel 1847, messo in musica dal maestro Michele Novaro e scelto nel 1946 come inno nazionale della Repubblica italiana.
In questa puntata di Passato e Presente vengono ricostruite le varie fasi di questo importante esperimento repubblicano a Roma.