Gli eroi immortali

La storia del grande Torino

1949-2020. A settant'uno anni dalla drammatica vicenda del Grande Torino, Rai Storia ripropone uno speciale interamente dedicato alla squadra di calcio più vincente del dopoguerra italiano: Grande Torino: Romanzo di una squadra. Il racconto è corredato da una serie di interviste ad alcuni dei ragazzi che hanno preso il posto dei “grandi” nelle ultime quattro giornate del campionato 1948/1949 e dal contributo di alcuni illustri giornalisti sportivi. A questo si aggiungono immagini di repertorio dell’epoca tratte dalle Teche Rai.
Qui rivediamo un’inchiesta della Rai del 1963, a cura di Maurizio Barendson, che ricostruisce il panorama calcicstico dalla fine degli anni Trenta fino al dopoguerra attraverso la nazionale italiana e il grande Torino: dal 1938 fino al tragico epilogo del 4 maggio 1949, con toccanti immagini del disastro aereo di Superga. Presente anche un'intervista a Sandro Mazzola, figlio del compianto Valentino.
Ma qual è la storia di questa squadra entrata nella storia non solo per il suo triste epilogo, ma soprattutto per i grandi risultati ottenuti sul campo di gioco. Per capirlo, partiamo dalla fine. 3 maggio 1949: il grande Torino, la squadra di calcio più titolata del dopoguerra in Italia, gioca un’amichevole a Lisbona contro il Benfica, in occasione dei festeggiamenti per il ritiro dal calcio del capitano della squadra portoghese, Francisco Ferreira. Le partite amichevoli internazionali sono piuttosto rare e il capitano del Torino, Valentino Mazzola, su richiesta di Ferreira, ha ottenuto l’autorizzazione da parte della Federazione italiana. La gara si conclude per quattro goal a tre per il Benfica, davanti a quarantamila spettatori che riempiono gli spalti e che ancora non sanno di essere gli ultimi a vedere giocare la squadra italiana. Il giorno seguente, 4 maggio 1949, i giocatori del Torino, insieme agli allenatori, ai dirigenti e a tre giornalisti, si imbarcano su un aereo per tornare a casa. Alle ore 17.04 la tragedia: l’apparecchio, a causa della scarsa visibilità per maltempo, si schianta contro il muraglione della basilica di Superga, sulla collina di Torino e nessuno sopravvive all’incidente. Il commissario tecnico della nazionale Vittorio Pozzo viene chiamato per il drammatico riconoscimento delle salme dei suoi ragazzi. Alcuni giorni dopo sulle colonne de Il Corriere della sera, Indro Montanelli scrive: “Gli eroi sono sempre immortali agli occhi di chi in essi crede. E così i ragazzi crederanno che il Torino non è morto: è soltanto in “trasferta”. Un milione circa di persone partecipano ai funerali, accompagnando le bare in una commossa processione e il presidente della Federazione gioco calcio, Ottorino Barassi, fa l’appello della squadra, come se dovesse scendere in campo, gesto che ancora oggi, in occasione di ogni anniversario della tragedia, il capitano attuale della formazione del Torino, compie davanti alla basilica di Superga.

Alle ore 17.04 la tragedia: l’apparecchio, a causa della scarsa visibilità per maltempo, si schianta contro il muraglione della basilica di Superga, sulla collina di Torino e nessuno sopravvive all’incidente

Dell’intera squadra rimangono solo tre giocatori, che, per motivi diversi, non prendono parte alla fatale trasferta: Renato Gandolfi, Sauro Tomà e Luigi Gandolfi. Si salva anche il noto telecronista Nicolò Carosio, non partito a causa della cresima del figlio. La formazione giovanile del Torino conclude il campionato 1948/49, disputando le ultime cinque partite contro le formazioni pari età delle altre squadre. Il 26 maggio 1949 viene organizzato un incontro in cui campioni da tutte le altre squadre italiane indossano la maglia del Torino sfidando la formazione argentina del River Plate. Prendono parte, tra gli altri, per il Torino giocatori come Boniperti, Nordhal, Sentimenti IV, mentre tra le fila del River Plate, Alfredo Di Stefano, futuro fuoriclasse del Real Madrid. Ma quali sono le origini e chi sono i protagonisti di questa mitica squadra, passata alla storia per gli strabilianti risultati sul campo, prima ancora della terribile tragedia. Tutto comincia dieci anni prima, nel 1939, quando l’industriale Ferruccio Novi acquista il Torino dall’ingegnere Vittorio Emanuele Cuniberti. In due anni comincia a costruire una squadra vincente che nella stagione 1941/42 si piazza seconda in campionato, con il miglior attacco del torneo. Nel 1942 la svolta: il presidente acquista dal Venezia per la cifra record di un milione e duecentocinquantamila lire, Valentino Mazzola, colui che diventerà il capitano e vera anima del grande Torino. Giocatore universale, dotato di grande tecnica, è un vero trascinatore. Allo stadio Filadelfia, quando il Torino è in difficoltà, Mazzola con un cenno invita il trombettiere dello stadio, Oreste Bolmida, a suonare la carica, si arrotola le maniche e avvia il cosiddetto “quarto d’oro granata” con goal e spettacolo per tutti gli spettatori presenti. La squadra dal 1942/43, considerando anche la pausa per la guerra, si aggiudica quattro scudetti consecutivi e a poche partite dal quinto titolo, scompare tragicamente, lasciando un segno indelebile nella storia, perché “Gli eroi sono sempre immortali”. 
Per saperne di più guarda anche la fiction Il Grande Torino realizzata dalla Rai nel 2005, per la regia di Claudio Bonivento e con protagonista Giuseppe Fiorello nella parte del capitano del grande Torino, Valentino Mazzola.