Costantino

L'Impero e la Chiesa

Nella battaglia di Ponte Milvio, dopo 5 anni di guerra civile, Costantino ha la meglio sul rivale Massenzio: è la leggendaria vittoria sotto il segno della croce. Fissando il monogramma di Cristo sugli scudi dei suoi soldati, Costantino vince grazie al Dio dei cristiani e si dichiara Imperatore d’Occidente. L’anno dopo, con l’editto di Milano del 313 d. C. si riconosce al Cristianesimo il rango degli altri culti. Ma l’impero è ancora diviso e a Oriente c’è Licinio. Costantino lo sconfigge nel 324 d.C. ad Adrianopoli e l’Impero torna ad essere unito nelle mani di un solo imperatore, in una monarchia d’investitura divina, saldata da un nuovo legame identitario, quello sta Stato e Chiesa. Nello stesso anno Costantino trasferisce la capitale da Roma alla vecchia Bisanzio, che in seguito si chiamerà Costantinopoli. Una scelta strategica, data la posizione sullo stretto, che nei fatti segnerà il lento declino di Roma. L’anno successivo si apre il Concilio di Nicea. Il primo Concilio ecumenico della storia si riunisce per respingere le teorie del monaco Ario, che contesta l’unità del dogma trinitario. Il simbolo niceno ribadirà l’unità di Dio in una sola sostanza articolata in tre ipostasi, Padre, Figlio e Spirito Santo a dispetto dell’eresia ariana. Costantino è il grande protagonista di questo evento storico. Dopo la sua morte sarà venerato come un santo dai fedeli della Chiesa ortodossa e resterà per sempre Costantino Magno, colui che unisce l’Impero nel credo cristiano. Nel 380 d. C. l’editto di Tessalonica, emesso dall’’imperatore Teodosio, dichiarerà la fede cristiana religione ufficiale dell’impero, ratificando le conquiste del Cristianesimo, che in meno di ottanta anni (dall’ultima grande persecuzione, quella di Diocleziano 303 d. C.) capovolge il rapporto con i culti pagani. Nel Medioevo l’immagine di Costantino vive ancora nel ricordo dell’imperatore convertito al Cristianesimo e si diffonde la leggenda che, malato di lebbra, venga guarito dal battesimo ricevuto da papa Silvestro I. Questa e altre storie, come quella della scoperta della Vera Croce da parte della madre Elena, hanno riempito le volte di tanti luoghi di culto. Così ci raccontano, ad esempio, i cicli giotteschi dipinti da Maso di Banco nella Cappella dei Bardi di Vernio, capolavoro del Trecento fiorentino in Santa Croce a Firenze. L’incontro di tante e diverse tradizioni confluisce in qualche modo con la memoria di una singolare e straordinaria donazione: il Constitutum Constantini. Il documento è suggellato dalla firma dell’imperatore e diviso in due parti: la confessio, in cui si racconta la guarigione e la conversione di Costantino, e la donatio, in cui viene riconosciuta al Vescovo di Roma la supremazia su tutte le Chiese e sui quattro patriarchi orientali, la sovranità civile su Roma, l’Italia e l’intero Occidente. La Donazione di Costantino è un documento breve, redatto in greco e in latino, ma clamoroso e problematico, in cui di fatto l’imperatore investe il Papa del potere temporale. Papa Innocenzo IV a metà del 1200, nello scontro politico con l’imperatore Federico II di Svevia, si fa scudo della donazione di Costantino per rafforzare le posizioni del Papato. E, a scopo propagandistico, dispone che sia dipinto un ciclo di affreschi nell’Oratorio di San Silvestro, nel complesso dei Santi Quattro Coronati a Roma. Gli affreschi in stile bizantino raffigurano Papa Silvestro e Costantino, secondo le leggende narrate della sua malattia guarita e del dono di riconoscenza alla Chiesa attraverso la discussa donazione. Queste meravigliose pitture ci mostrano quanto l’arte fosse una forma di comunicazione e di propaganda nel Medioevo.
Per tutto il Medioevo nessuno ritiene che la Donazione di Costantino possa essere un falso, si discute piuttosto sulla sua validità giuridica. Dante Alighieri confuta la donazione di Costantino attraverso il sillogismo aristotelico, nel III libro del suo scritto politico in latino “De Monarchia”. Per il sommo poeta l’imperatore non può donare, per non danneggiare l’unità dello Stato, né la Chiesa può ricevere, avendo scelto la strada della povertà. 
Ma bisogna arrivare all’Umanesimo per trovare un vero impegno confutativo e una nuova esegesi non solo filologica, ma elaborata con metodo storico-critico. È quella di Lorenzo Valla che dimostra nel 1440 che la cosiddetta donazione di Costantino è in realtà un falso, nel suo opuscolo in latino Discorso sulla Donazione di Costantino contraffatta e falsamente ritenuta vera. Si tratterebbe di un documento, fabbricato forse nell’VIII secolo in età carolingia a Roma o in Francia, creato per affermare il dominio della Chiesa su Roma in un periodo controverso e difficile. Una fake news medievale, che ancora oggi offre notevoli spunti di riflessione e di studio.