Giorgio Ambrosoli

Giorgio Ambrosoli

L'omicidio di un uomo perbene

Giorgio Ambrosoli
Si chiamava Banca Privata Italiana. Un istituto di credito facente capo al finanziare Michele Sindona. Eppure Giorgio Ambrosoli è morto, ucciso da un sicario assoldato dallo stesso Sindona, per difendere l’interesse pubblico. 
27 settembre 1974, la Banca Privata italiana dichiara bancarotta. Il 30 settembre Ambrosoli viene nominato - dall’allora governatore della Banca d’Italia Guido Carli -liquidatore dell’istituto di credito. E’ un impegno gravoso, condotto quasi in solitudine.
Inizia a indagare sulle attività di Sindona ed emergono subito gravi irregolarità di cui la banca si è macchiata. False scritture contabili, connivenze con pubblici ufficiali e con l’opaco mondo della finanza di Sindona.
Ad Ambrosoli cominciano ad arrivare pressioni e minacce per avallare documenti comprovanti la buona fede di Sindona. In questo caso, la Banca d'Italia avrebbe dovuto sanare gli ingenti scoperti dell'istituto di credito e Sindona avrebbe evitato ogni coinvolgimento penale e civile.
Ambrosoli non cede e, consapevole dei rischi che corre, nel 1975 invia una lettera alla moglie: 

Anna carissima, è il 25.2.1975 e sono pronto per il deposito dello stato passivo della BPI, atto che ovviamente non soddisferà molti e che è costato una bella fatica. (…). È indubbio che, in ogni caso, pagherò a molto caro prezzo l'incarico: lo sapevo prima di accettarlo e quindi non mi lamento affatto perché per me è stata un'occasione unica di fare qualcosa per il paese. 
(…) Con l'incarico, ho avuto in mano un potere enorme e discrezionale al massimo ed ho sempre operato - ne ho la piena coscienza - solo nell'interesse del paese, creandomi ovviamente solo nemici perché tutti quelli che hanno per mio merito avuto quanto loro spettava non sono certo riconoscenti perché credono di aver avuto solo quello che a loro spettava.
(…). Qualunque cosa succeda, comunque, tu sai che cosa devi fare e sono certo saprai fare benissimo. Dovrai tu allevare i ragazzi e crescerli nel rispetto di quei valori nei quali noi abbiamo creduto (…). Sarà per te una vita dura, ma sei una ragazza talmente brava che te la caverai sempre e farai come sempre il tuo dovere costi quello che costi [...] Giorgio

Faticosamente e senza alcuna protezione da parte dello stato, Ambrosoli giunge alla fine del suo lavoro. La relazione finale è attesa per il 12 luglio 1979. La sera prima, viene avvicinato da uno sconosciuto mentre sta rincasando. E’ un sicario legato alla mafia Statunitense. Lo uccide con quattro colpi di pistola
Ai funerali non è presente nessuna autorità pubblica, ad eccezione di Paolo Baffi della Banca d’Italia.
Nel 1981, con la scoperta delle carte di Licio Gelli e della Loggia Massonica P2, emergono con chiarezza le manovre della loggia massonica per cercare di salvare la Banca di Sindona.
Il 18 marzo del 1986, Michele Sindona viene condannato all’ergastolo come mandante dell’omicidio Ambrosoli. Quattro giorni dopo, Sindona muore in carcere per aver ingerito una dose letale di cianuro.