L'altro 11 settembre

Dal golpe di Pinochet alla finale della Davis

11 settembre 1973, Santiago del Cile. Alle otto e trenta del mattino, colonne di carri armati circondano il palazzo presidenziale dove si trova il presidente Salvador Allende. E’ il colpo di stato guidato dal generale Pinochet.
Alle elezioni del 1970 Allende, leader del partito socialista aveva ottenuto il 36% dei suffragi, la maggioranza relativa dei voti. Il 2 novembre con l’appoggio della Democrazia Cristiana, era stato eletto capo del governo.
Il neo presidente avvia una radicale riforma agraria, nazionalizza le miniere di rame, la principale risorse del paese, pone sotto controllo statale le maggiori industrie e nazionalizza il sistema finanziario.
Sono misure che mettono in allarme la destra del paese e soprattutto gli Stati Uniti d’America, spaventati anche dall’amicizia che Allende dimostra nei confronti del leader cubano Fidel Castro.
Malgrado il grande attivismo del presidente, il paese è colpito da una grave crisi economica. I salari si svalutano e i cileni fanno fatica a trovare perfino i generi di prima necessità. 
Il crollo del prezzo del rame, dà il colpo di grazia finale.
Scioperi e manifestazioni contro la politica economica del presidente si registrano in tutte il paese.
Sul paese si allunga lo spettro della guerra civile.

L’11 settembre scatta il golpe di Pinochet. Il palazzo presidenziale, dove è asserragliato il presidente, viene bombardato dagli aerei. Allende viene ucciso nel corso dell'attacco al palazzo presidenziale. Tra i primi atti che il governo militare compie, c’è quello di mettere fuori legge tutti i partiti di opposizione. All’interno dello stadio nazionale, vengono concentrati i prigionieri politici. Comincia un terribile periodo di repressione, torture e omicidi.

1976, l’Italia arriva in finale della Coppa Davis, la massima competizione mondiale a squadre del tennis maschile. Si disputa al meglio delle cinque partite. In semifinale ha sconfitto l’Australia, grazie soprattutto al suo giocatore più rappresentativo Adriano Panatta.
Il 1976 per lui è un anno magico; ha vinto gli internazionali di Roma, e Roland Garros il più importante torneo di tennis, sulla terra battuta. Sembra quindi che la finale della Davis, nasca sotto i migliori auspici. E invece no. Perché l’altra finalista è proprio il Cile, giunto in finale, grazie al ritiro dell’Unione Sovietica, che si è rifiutata di disputare gli incontri, per non legittimare il governo dittatoriale. In Italia prende il via un serrato dibattito sull’opportunità di partecipare all’evento sportivo.


Il 1976 è stato un anno elettorale; il 21 giugno il PCI ha ottenuto il risultato più importante della sua storia. Qualcuno si spinge a evocare lo spettro di una soluzione alla cilena anche per il nostro Paese. Le piazze si mobilitano al grido di “Panatta Milionario Pinochet sanguinario”.
Il capitano non giocatore della squadra azzurra, Nicola Pietrangeli, è perfino minacciato di morte. La Federazione Italiana Tennis, in forte imbarazzo, chiede il parere del Coni, che si rivolge direttamente al governo presieduto da Andreotti. Ma neanche il premier se la sente di decidere. Poi il segretario del PCI Berlinguer riceve una lettera dai rappresentanti in clandestinità del partito comunista cileno, che invita gli italiani a partecipare, per non lasciare il trofeo a Pinochet. La situazione finalmente si sblocca e la squadra italiana parte per il Cile.

17 dicembre. A Santiago del Cile, nello stadio del tennis che sorge a pochi metri dallo stadio nazionale dove erano stati rinchiusi i dissidenti politici, Barazzutti e Panatta si aggiudicano i primi due singolari.
Il doppio può dare agli azzurri, il punto decisivo per conquistare la coppa.La mattina del 18 dicembre, durante il riscaldamento Adriano Panatta fa una proposta al suo compagno di doppio Paolo Bertolucci, “mettiamoci le magliette rosse in segno di protesta”.


La vittoria del doppio consegna all’Italia la coppa Davis, insieme a una protesta formale del governo cileno E’ lo stesso Panatta a raccontare tutta la vicenda, nella puntata di Passato e Presente.