I giornali del '56

I titoli dell'Avanti! e de L'Unità

In questo speciale, a 30 anni dalla rivoluzione ungherese, la Rai propone una rilettura dei quotidiani che in quei giorni commentarono l’invasione Sovietica di Budapest.
Nella sinistra italiana ci fu una grande lacerazione tra comunisti e socialisti sui fatti d’Ungheria, ma il dibattito fu acceso anche all’interno del PCI, dove in molti si schierarono contro l’intervento di Mosca.
Come informarono i loro lettori l’Avanti!, organo del Partito Socialista e L’Unità, organo del PCI, di quanto accadeva a Budapest? 
L’Unità del 24 ottobre parla subito di scontri provocati da contro-rivoluzionari, mentre l’Avanti! ha un titolo più generico e si limita a registrare gli incidenti nella capitale ungherese. Ma con il passare dei giorni le differenze si fanno nette. Sull’Avanti! si respinge la tesi della controrivoluzione e si condanna senza riserve l’intervento sovietico. 
Pietro Ingrao, su L’Unità, afferma invece che occorre stare a fianco della rivoluzione socialista, che ha cacciato i capitalisti dalle fabbriche e i feudatari dalle campagne.
Togliatti, segretario del PCI, commenta così l’intervento dei carri armati sovietici “Data la divisione dell’Europa in due blocchi, una protesta contro l’Unione Sovietica avrebbe dovuto farsi se essa non fosse intervenuta”.
L’Avanti! del 5 novembre al contrario scrive “L’Unione Sovietica ha offuscato in una settimana di tragici errori e violazioni dei principi democratici che predica al mondo, l’immenso prestigio che si era guadagnata lottando strenuamente contro il fascismo e il nazismo”.
Due anni dopo quando si apprende della fucilazione di Imre Nagy, L’Unità riporta le dichiarazioni di Giancarlo Pajetta, Umberto Terracini e Palmiro Togliatti il cui senso è riassunto nel sottotitolo di un articolo che dice “Nell’ottobre del 1956 in Ungheria furono compiuti atti diretti a rovesciare il regime, e il regime si è difeso”.
Di tutt’altro tenore L’Avanti! che scrive: “L’esecuzione di Nagy denuncia una grave involuzione politica”.
A parlarne in studio ci sono Antonio Giolitti, Giorgio Napolitano, Claudio Martelli e Paolo Spriano.