I partiti di massa e la riforma elettorale

1919-1922

La società italiana, alla fine della Grande Guerra, è attraversata da un grande fermento, le attese maturate negli anni del conflitto si trasformano in rivendicazioni politiche ed economiche. Il Partito socialista registra una crescita impetuosa degli iscritti e i cattolici, con la fondazione del Partito Popolare, scendono in campo. Il governo presieduto da Nitti vara la riforma elettorale che introduce il sistema proporzionale con scrutinio di lista. Il quadro politico italiano viene ribaltato.

La società italiana, alla fine della Grande Guerra, è attraversata da un grande fermento, le attese maturate negli anni del conflitto si trasformano in rivendicazioni politiche ed economiche

I risultati delle elezioni tenutesi nel novembre 1919 ne danno la misura: il corpo elettorale, sensibilmente accresciuto da una legge del dicembre 1918 che aveva reso il suffragio maschile effettivamente universale, premia il Partito Socialista che ottiene il 32,3% delle preferenze e ben 156 seggi alla Camera dei Deputati, mentre il Partito Popolare conquista il 20,5% di voti e 100 seggi.