Benedetto XVI

L'elezione e la rinuncia

E’ passato certamente alla storia come il Papa della rinuncia al soglio di Pietro.
E’ l’11 febbraio del 2013. Alle 11.30 durante un Concistoro per la canonizzazione dei martiri di Otranto, papa Benedetto XVI fa una sorprendente dichiarazione. In un primo tempo la comprendono in pochi. Un po’ perché è in latino, un po’ perché ha fatto un annuncio quasi inaudito. Dichiara di rinunciare al ministero petrino.
E’ un’eventualità prevista dal Codice di diritto canonico, ma che si è verificata in pochissime circostanze. La più nota è avvenuta ben otto secoli prima. Nel 1294 fu la volta di Celestino V, il papa del “gran rifiuto”.
L’annuncio corre veloce e immediatamente assume le caratteristiche di un evento storico.
Tuttavia già i pontefici del ‘900, ciascuno a suo modo, avevano già posto il problema di una loro eventuale rinuncia. Lo stesso cardinale Ratzinger riferendosi alle condizioni di salute di papa Giovanni Paolo II, il 16 maggio del 2002, aveva dichiarato “se il papa vedesse di non potere assolutamente più farcela allora sicuramente si dimetterebbe”. Una dichiarazione quasi profetica.
Ratzinger era stato eletto lunedì 18 aprile del 2005. I cardinali elettori che prendono parte al Conclave sono 115, tutti tranne 3 sono stati nominati da Giovanni Paolo II. Le preferenze necessarie per l’elezione del pontefice sono 77, ossia i due terzi.
Il conclave è breve, dopo meno di un giorno arriva la fumata bianca. Al soglio pontificio sale il cardinale Joseph Ratzinger. Il nome scelto dal nuovo pontefice è Benedetto XVI.
A molti osservatori l’elezione di Ratzinger appare scontata. Ma forse le cose nel segreto della Cappella Sistina sono state meno semplici delle apparenze. La maggior parte degli organi di stampa ha immaginato un duello tra Ratzinger e il cardinale Carlo Maria Martini. Secondo alcune indiscrezioni invece, un certo numero di cardinali elettori avrebbe inizialmente fatto blocco sul nome dell’argentino Jorge Mario Bergoglio. Un numero non sufficiente ad eleggere il pontefice, ma comunque sufficiente ad impedire per tre volte il raggiungimento del necessario quorum. Poi al quarto scrutinio qualcosa è cambiato. La minoranza ha votato per Ratzinger.
Il 19 aprile, durante il primo saluto ai fedeli, molti notano che sotto la cotta bianca, il nuovo pontefice indossa ancora un normalissimo maglione nero, più da professore che da cardinale. Forse un segno che per Benedetto XVI l’elezione è arrivata davvero inaspettata.
Da Benedetto XVI gli ambienti conservatori si aspettano una controriforma liturgica e una crociata contro il relativismo etico. E invece il nuovo pontefice si rende protagonista di insospettabili aperture come nel 2006 nella Moschea Blu di Istanbul, quando  il gran muftì gli propone di raccogliersi in un momento di preghiera. Poi l’incontro con Bartolomeo I patriarca ecumenico di Costantinopoli al quale conferma l’impegno a proseguire la strada per il ristabilimento della piena comunione tra cattolici e ortodossi.
È sul fronte interno che Ratzinger deve affrontare le sfide più difficili, spesso dolorosissime. A cominciare dalla questione dei preti pedofili, emersa sotto il pontificato di Wojtyla ed esplosa proprio con Benedetto XVI. Sono 800 i sacerdoti ridotti allo stato laicale perché accusati di pedofilia, durante il suo pontificato .
Non mancano neanche le fratture in campo teologico e morale che esplodono in maniera clamorosa nell’estate del 2011 con un appello alla disobbedienza firmato da numerosi sacerdoti austriaci, con il quale si chiede  rivedere le posizioni della Chiesa sugli omosessuali, sul celibato, sulla comunione ai divorziati e sull’accesso delle donne al sacerdozio.

E’ l’11 febbraio del 2013. Alle 11.30 durante un Concistoro per la canonizzazione dei martiri di Otranto, papa Benedetto XVI fa una sorprendente dichiarazione. In un primo tempo la comprendono in pochi. Un po’ perché è in latino, un po’ perché ha fatto un annuncio quasi inaudito. Dichiara di rinunciare al ministero petrino

E ancora,  le inchieste che coinvolgono lo IOR, la Banca Vaticana, rimasta per troppo tempo sulla lista nera delle banche meno trasparenti del mondo.  Nel 2010 l’indagine avviata dalla procura di Roma culmina con il sequestro di 23 milioni di euro e con l’accusa di riciclaggio per i vertici dell’Istituto. A maggio del 2012 il presidente dell’istituto Gotti Tedeschi si dimette e la banca rimane senza guida per nove mesi. Nello stesso giorno delle dimissioni di Gotti Tedeschi viene arrestato Paolo Gabriele aiutante di Camera di Sua Santità con l’accusa di aver trafugato dei documenti riservati. È lo scandalo Vatileaks. Carrierismo, appalti truccati e corruzione sembrano dilagare nella città del Vaticano.
Una morsa sembra stringersi intorno a Ratzinger che si accorge di non avere le forze per fare fronte alle nuove e terribili esigenze che la vita della Chiesa gli presenta. Gli resta tuttavia il coraggio e la forza per fare uno storico passo indietro che aprirà la strada al pontificato di papa Francesco.