Salute e alimentazione

Quando la carne era dopata

Il progresso scientifico, lo sviluppo della tecnica, l’automazione, la disponibilità sempre crescente di beni di consumo, sono tutti fattori che hanno aumentato il benessere, risolto numerosi problemi e debellato mali legati alla povertà e al sottosviluppo. Sul piano alimentare gli anni del boom sono stati una vera rivoluzione e hanno cambiato completamente sia la tavola borghese che quella della classe più povera.

Il cibo è diventato alla portata di tutti, compresa la carne, un tempo riservata ai più abbienti. Ma non sempre, o forse quasi mai, quantità corrisponde a qualità.

Per accrescere la produzione di carne infatti negli anni ’60 vengono utilizzate sempre più sostanze nocive per la salute dell’uomo, e dell’animale. Come ormoni e anabolizzanti.

Fino agli anni ’90 c’è stato un enorme abuso di queste sostanze, con lo scopo di far crescere l’animale più velocemente, di creare più massa muscolare che depositi di grasso e per contribuire ad avere una carne più tenera.

Dopo i primi studi che hanno messo in relazione alcuni tumori con l’uso incontrollato di ormoni nelle carni, dopo lo scandalo dei bambini che presentavano ginecomastia (crescita del seno) dovuta all’ingestione di carne di polli trattati con estrogeni e soprattutto dopo il caso della mucca pazza, sono stati presi via via provvedimenti sempre più rigidi.
Riguardo all’uso di ormoni, l’Unione Europea li vieta dal 1996. E oggi, grazie a controlli severi il loro utilizzo è pressoché scomparso.

Non è così negli Stati Uniti dove prevale una cultura per cui se si vuole comprare del latte che proviene da allevamenti in cui non sono stati utilizzati ormoni bisogna pagarlo un po’ di più. In Europa invece regna il principio secondo il quale bisogna garantire la maggiore sicurezza possibile per tutti, indipendentemente dal portafogli.