Il volo di Jurij Gagarin

Il volo di Jurij Gagarin

Un operaio nello spazio

Il volo di Jurij Gagarin
E’ il 9 marzo del 1934, quando a Klusino, un piccolo villaggio a 200 km da Mosca, viene alla luce il giovane Jurij Gagarin.  Il padre è falegname, la mamma contadina. Nel 1941 il villaggio è invaso dall’esercito tedesco. Malgrado la giovane età, Jurij, al pari di molti altri suoi coetanei, prende parte alla resistenza con i mezzi di cui dispone. Sparge vetro sulle strade per bucare le gomme dei camion tedeschi e provoca incendi alle baracche dei soldati nemici. Alla fine del conflitto riprende il percorso di studi, e si mette in luce per la sua notevole attitudine nello studio delle scienze esatte.
Nel 1951, appena diplomato, è alla scuola tecnica di Saratov. Nel suo libro “La via per il cosmo” pubblicato nel 1961 scrive:
leggevo molto per recuperare il tempo perduto nella mia infanzia, e come tutti ero affascinato da Jules Verne e Conan Doyle”.
La realtà avrebbe presto superato il più ardito dei racconti di fantascienza. All’inizio del ‘55 Gagarin prende una decisione destinata a cambiare il corso della sua vita: si iscrive a una scuola di volo, presso un circolo amatoriale.
Poi si trasferisce a Orenburg dove si misura con i novi aerei a reazione. Ma la sua passione va oltre. Vuole essere un pilota ingegnere, e lavorare sui prototipi di ultima generazione.
Nel 1957 inizia formalmente l’era spaziale. Due anni prima il presidente degli Stati Uniti Dwight Eisenhower aveva dichiarato che nel giro di due anni gli USA avrebbero mandato in orbita il primo satellite spaziale. Le cose vanno diversamente.
Alle 23 del 4 ottobre del 1957 radio Mosca trasmette un bollettino, nel quel dichiara che il primo satellite della terra è stato lanciato con successo, e sta girando intorno al pianeta alla quota di circa 900 km. Il suo nome è Sputnick che in russo significa “compagno di viaggio”.
Ma non è ancora finita. Il 3 novembre dello stesso anno, il primo essere vivente viene lanciato nello spazio. E’ la cagnolina Laika. La capsula è piena di sensori che permettono di misurarne i parametri vitali; ma il satellite, privo di scudi termici, è destinato a disintegrarsi al rientro nell’atmosfera. Il destino della cagnolina è segnato dall’inizio. Ma se un cane può volare nello spazio, possono farlo anche gli uomini.
Per gli Stati Uniti è un brutto colpo. Si rendono improvvisamente conto di essere molto indietro nella corsa alla conquista dello spazio. Accelerando, nel disperato tentativo di recuperare il tempo perduto, gli USA sbagliano i conti. Il 6 dicembre del 1957 viene lanciato il razzo Vanguard destinato a portare in orbita il primo satellite statunitense. Il missile però non riesce a decollare e, a pochi metri da terra, esplode con una gigantesca palla di fuoco. Per gli USA l’umiliazione è totale; la vittoria sovietica è netta.
Il governo russo prosegue nel suo disegno di inviare il primo uomo nello spazio; avvia una selezione tra i piloti dell’aeronautica militare, per individuare il profilo adatto. La selezione è durissima. Su 2.200 candidati ne vengono scelti 20. Poi si scende a sei. Gagarin è tra questi. Sarà il responsabile del programma spaziale sovietico Sergei  Korolev a scegliere Jurij Gagarin. Il giorno fissato per il primo volo nello spazio è il 12 aprile. Alle 8.51 il razzo si leva da terra. Al razzo Vostok occorrono solo nove minuti per entrare nell’orbita terrestre.

Dalla navicella Gagarin trasmette a terra: “Il cielo è molto nero, la Terra azzurra. Vedo tutto molto chiaramente”

Il volo di Gagarin dura 108 minuti. Durante il rientro la navetta perde l’assetto e comincia a girare vorticosamente su se stessa.  A 7.000 metri, l’astronauta viene espulso dalla navicella e a 4.000 metri il pilota abbandona il seggiolino e apre il paracadute, per atterrare sano e salvo in Siberia qualche chilometro fuori dalla traiettoria prevista. Jurij diventa immediatamente un eroe di fama internazionale. L’Urss gli conferisce la più alta onorificenza, quella di “Eroe dell’Unione Sovietica”, e nel 1962 viene eletto membro del Soviet dell’Unione. Il successo propagandistico è enorme. Gagarin, figlio di contadini, operaio in fabbrica, pilota autodidatta, diventa il miglior testimonial del regime sovietico e delle potenzialità del mondo comunista. Il 14 gennaio 1966, muore improvvisamente Sergei Korolev il coordinatore di tutte le imprese spaziali sovietiche. Per Gagarin è un colpo molto duro. Lo scienziato era divenuto negli anni come padre per il cosmonauta russo e soprattutto un suo grande protettore. Gagarin, la cui eccessiva fama gli procura gelosia e sospetti, viene progressivamente emarginato dai programmi cosmonautici. Impossibilitato a tornare nello spazio, chiede il permesso di tornare a volare sui caccia. Anche questa sarà per lui una scelta fatale. Il 27 marzo 1968, il Mig pilotato da Gagarin si schianta al suolo. Le autorità sovietiche parlano di incidente, ma non a tutti sembra una versione credibile. Molti anni più tardi, nel 1986 emergerà che la relazione della commissione d’inchiesta sul disastro aereo è stata alterata. Permangono i sospetti, ma nessuna prova certa.