Patrick Karlsen. Piero Craveri fra Napoli e Trieste
La lezione di un maestro all'Istituto italiano per gli studi storici
Io stavo studiando la biografia di un dirigente comunista Vittorio Vidali di origini triestine, nato a Muggia, che ha avuto una carriera internazionale e ciò che appassionava Piero Craveri rispetto alla vita di Vidali era il suo grande coinvolgimento nella guerra civile internazionale, come soldato della rivoluzione e anche il retroterra triestino della sua biografia.Piero Craveri aveva il garbo e il tatto proprio dei buoni padri e dei veri maestri, era capace di aprirti un mondo e, senza fartelo pesare, di darti tutti i mezzi per vedere questo mondo e darti il coraggio di esplorarlo.
Craveri in un intervento nel 2019 a Trieste, nel corso di una conferenza sui Padri fondatori dell’Europa, fece considerazioni di sorprendente attualità, separò bene i padri fondatori dai sognatori dell’europeismo, dal manifesto di Ventotene. Questa dimensione compiutamente federalista, contenuta nel sogno di Ventotene, non si realizza perché l’Europa in cui si trovavano ad operare i Padri fondatori era ormai l’Europa dei totalitarismi, che aveva attraversato una devastante semplificazione etnica e che paradossalmente aveva rimesso al centro la dimensione dello stato nazionale.Piero colse subito come la vicenda di Trieste corra parallela a quella italiana, ma appartiene primariamente alla storia dell’Europa centrorientale e quindi, tenendo al centro le vicende peculiari di Trieste nel XX secolo, era possibile cogliere i nessi tra eventi e processi della guerra fredda, che altrimenti sarebbero sembrati scollegati. Pertanto, diede anche a me la spinta per aprire il più possibile i miei studi alla dimensione internazionale.
Craveri osservò anche come esista la necessità di un’ineludibile convivenza tra l’Europa e la Russia ed esortò a trattare con saggezza questo problema, dimostrando che una sua caratteristica importante era il rifiuto del fanatismo e del manicheismo: un giorno mi scrisse che la tentazione di tagliare la realtà con l’accetta è tipica degli uomini religiosi che non hanno religione.
Aveva la capacità di distinguere, una grande sensibilità per le sfumature, che poi in lui era proprio l’accettazione della contraddittorietà dell’umano e questa è sicuramente la sua lezione più importante.
Patrick Karlsen è professore associato di Storia contemporanea Università di Trieste. Borsista post-doc dell’Istituto Italiano per gli Studi Storici dal 2009 al 2012. Dal 2016 è direttore scientifico dell’Istituto regionale per la storia della Resistenza e dell’età contemporanea nel Friuli-Venezia Giulia. I suoi campi di ricerca principali sono la storia del movimento comunista internazionale, la regione alto-adriatica di frontiera, il ruolo degli intellettuali nelle culture politiche del Novecento. Tra le sue pubblicazioni, Vittorio Vidali. Vita di uno stalinista (1916-1956) (2019).