Nelson Mandela

Nobel per la pace

Un racconto per immagini della vita di Nelson Mandela, leader anti-apartheid in Sud Africa. Soprannominato anche Madiba, dal clan di origine, si laurea in giurisprudenza e muove i suoi primi passi in politca nel 1944: è tra i fondatori della lega giovanile dell'African National Congress (ANC), di cui ne diventa presidente due anni dopo nel 1950. Si schiera a favore delle proteste contro le leggi sulla segregazione razziale in Sudafrica, ma nel 1961 la svolta che segna profondamente la sua vita, quando fonda un'organizzazione clandestina, chiamata Umkhonto we sizwe ("Lancia della nazione") e il 12 giugno 1964, dopo due anni di carcere e un lungo processo, viene condannato all'ergastolo, insieme ad altri leader dell'Anc, con le accuse di sabotaggio e di lotta armata.  Rimarrà in carcere per 27 anni, fino all'11 febbraio 1990, giorno della sua storica scarcerazione. Dal luglio del 1991 ritorna presidente dell'African National Congress (ANC) e inizia un lungo e graduale lavoro di negoziati con il governo per la democratizzazione del paese. Alle prime elezioni libere della storia del Sudafrica, nel maggio 1994, viene eletto come primo Presidente della Repubblica nero del Sudafrica.

Nel 1993 intanto riceve  il premio Nobel per la pace insieme all'ex presidente De Klerk, per l'impegno profuso nella lotta pacifica all'apartheid.

La sua presidenza si fonda su tre punti chiave: la riconciliazione nazionale, la lotta alla povertà, che lacera l'intero paese e il rilancio internazionale del nuovo Sudafrica integrato. In particolare istituisce la Commissione per la verità e la riconciliazione operativa tra il 1995 e il 1998, con lo scopo di certificare tutti i casi, sia tra i neri che tra i bianchi, di violenza perpetuata nel corso del regime di apartheid, trovando i colpevoli e offrendogli l'amnistia in cambio del riconoscimento delle violenze commesse per motivi politici. Mandela prosegue il suo lavoro a favore del rilancio del suo paese anche dopo la scadenza del mandato presidenziale nel 1999, decidendo di non ricandidarsi e di ritirarsi a vita privata. Continua a ricevere consensi sia a livello nazionale che internazionale, trasformandosi in uno dei grandi protagonisti del nostro secolo nella lotta contro la segregazione razziale. Scompare all'età di 95 anni, il 5 dicembre 2013 e a salutarlo alla solenne cerimonia funebre ci sono 4500 persone, addirittura vista l'enorme affluenza la camera ardente rimane aperta per ben tre giorni e per altri dieci vengono organizzate celebrazioni in tutto il paese, che gli riconosce un ruolo primario nella lotta per la libertà e per il cambiamento.