Pirandello fra logica e caso

Intervista ad Angelo Fàvaro

La forza e la  vitalità di Piarandello è tutta contenuta nella costante ricerca del senso dell'esistenza. In una prospettiva terribilmente angosciante.  Perché chi ha capito - come dice Pirandello - quanto sia assurdo cavare la logica dal caso, ha capito che il caso ci domina.

È l'analisi  del Prof. Angelo Fàvaro,  docente dell'Università degli Studi di Roma Tor Vergata, il quale vede nell'opera di Pirandello  elementi tipici del protoesistenzialismo. Infatti, il testo pirandelliano elucida le ragioni più profonde dell'essere. Una ricerca ontologica che resta sottotraccia - come spiega Fàvaro - in tutta l'opera di Pirandello. Non solo nella poesia e nella prosa, ma anche nelle lettere.

Il testo pirandelliano elucida le ragioni più profonde dell’essere nel contrasto terribile con il caos della realtà


Luigi Pirandello, nato a Girgenti in Sicilia il 28 giugno 1867, è stato uno degli scrittori e drammaturghi più importanti della letteratura e del teatro italiani e non solo, insignito del prestigioso Premio Nobel per la Letteratura nel 1934 con la seguente motivazione: "Per il suo ardito e ingegnoso rinnovamento dell'arte drammatica e teatrale". Pirandello raggiunge il successo nel 1904 con il romanzo “Il fu Mattia Pascal” e continua a scrivere narrativa tra romanzi e novelle fino agli anni Venti in cui si dedica completamente al teatro, fondando la Compagnia del teatro d’arte. Tra le sue opere più note: “Uno, nessuno, centomila” (1926), “Il berretto a sonagli”, “Così è (se vi pare)” (1925), “Sei personaggi in cerca d’autore” (1921). I temi della disgregazione dell’Io, della perdita identitaria, del contrasto fra Vita e Forma sono il tratto caratteristico della sua poetica e della sua drammaturgia.