Carmelo Bene interpreta Majakovskij

Considerato uno dei maggiori interpreti della cultura russa

Il poeta e drammaturgo Vladimir Vladimirovič Majakovskij, considerato uno dei maggiori interpreti della cultura russa post-rivoluzionaria, è stato uno dei protagonisti indiscussi del nuovo corso culturale sovietico.

Definito il “cantore della rivoluzione d'Ottobre”, Majakovskij può essere ritenuto sotto diversi aspetti una figura idealmente molto affine alle concezioni artistiche e culturali di Carmelo Bene.

Al di là dei singoli percorsi esistenziali e sperimentali, differenti seppur entrambi intensi e travagliati, appaiono accomunati da una prepotente necessità distacco dal passato e da convenzioni ormai considerate superate e definite “vecchiume”, oltre che dalla ricerca di un codice lirico in grado di raccontare la realtà attraverso uno sguardo nuovo, a tempo stesso realistico ed evocativo.
Un approccio alla funzione della poesia che appare particolarmente congeniale alla filosofia e al pensiero di Carmelo Bene, che in questo raro contributo sceglie di dar voce proprio al poeta russo, reinterpretando uno dei suoi testi in una chiave straordinariamente vivida e personale.

 

Carmelo Bene (1937-2002) è stato soprattutto un profondo innovatore dei linguaggi del teatro contemporaneo, oltre che uno straordinario interprete e una delle voci più originali della scena culturale italiana. Figlio di genitori umili ma benestanti - i genitori sono proprietari di un'industria manifatturiera di tabacco - riceve fin dalla prima infanzia un'educazione di impronta fortemente religiosa, dovuta soprattutto alla fervente fede della madre, tuttavia se ne distacca fino a giungere a un profondo rifiuto per tutta la morale e la dottrina cattolica. Dopo gli studi classici, che svolge in collegio presso i Gesuiti, si traferisce a Roma per frequentare l'Accademia d'Arte Drammatica, ma l'abbandona dopo un anno. Il suo debutto in scena risale al 1959 quando, appena ventiduenne, interpreta il ruolo di protagonista nel Caligola di Albert Camus.Si allontana quasi subito dalla concezione classica del teatro e intraprende un proprio  percorso di ricerca artistica e di sperimentazione, che lo porta a diventare a sua volta autore, oltre che interprete e regista di se stesso. Alterna l'attività teatrale e autoriale con quella di interprete cinematografico, che inizia con l'Edipo Re di Pier Paolo Pasolini. Seguoni, negli anni successivi, i lungometraggi Nostra Signora dei Turchi (tratto dall'omonimo romanzo pubblicato un anno prima, la cui trasposizione cinematografica gli vale nel 1966 il premio speciale della giuria della Mostra del Cinema di Venezia), CapricciDon GiovanniSalome e infine Un Amleto in meno, che ne 1973 segna la naturale conclusione della sua esperienza sul grande schermo. Nonostante questa parentesi, non si distacca mai dal teatro, continuando le sue sperimentazioni come autore, attore, regista e interprete, fino a sconfinare persino nella musica sinfonica. La sua morte, che avviene il 16 marzo 2002, è uno shock per la cultura e la società italiana e una perdita violentissima per il teatro mondiale.