Come tremano le cose riflesse nell'acqua

Spettacolo di Liv Ferracchiati ispirato a "Il gabbiano" di Čechov

In una casa sul lago, uno scrittore è impegnato nella stesura di un nuovo testo. Sua madre è una grande attrice nella maturità del suo percorso artistico, la donna di cui è innamorato è un’attrice all’inizio della carriera, come nel classico che fa da scheletro alla nuova narrazione. 

Le due, l’una riflesso dell’altra, sembrano non concedere al protagonista il riconoscimento a cui aspira come uomo e artista.   La sua fragilità è anche quella delle “nuove forme” a cui anela, forme che non sono ancora codici noti e che finiscono, come lui, per essere fraintese.

Morire, allora, interrompendo la perpetua preghiera per esistere o, in alternativa, scrivere per mettersi al mondo da soli, per darsi forma davanti ai propri occhi e sopravvivere, sembrano le uniche possibilità. Intanto le vite dei personaggi si intrecciano sulle rive di un lago che assiste ai loro amori e alle loro distruzioni. Solo all’apparenza immobile, lo specchio rovesciato attrae tutti per la sua imprevista pericolosità e prende vita attraverso le parole dei personaggi.
 

L’immagine essenziale di questo lavoro – spiega Ferracchiati – si delinea a partire dal concetto del lago. Un lago-placenta da cui è difficile staccarsi, perché separarsi dall’origine significa esistere con le proprie forze, senza mutuare ragioni negli sguardi altrui. Significa partorirsi, rinunciare al concetto di madre e allo statuto di figlio.  Ci saranno ancora “tonnellate d’amore” come ne Il gabbiano di Čechov quindi, ma divise tra quelle che permettono di nascere definitivamente e quelle che uccidono.



fino al 25 febbraio, Piccolo Teatro Studio Melato MILANO

piccoloteatro.org