La morte e la fanciulla
Torna la coppia Abbondanza - Bertoni
In scena tre differenti "capolavori":
Uno musicale: il quartetto in re minore "La morte e la fanciulla".
Uno fisico: l'essere umano nell'eccellenza delle sue dinamiche.
Uno spirituale-filosofico: il mistero della fine e il suo continuo sguardo su di noi.
Come già Matthias Claudius nel testo del Lied e Franz Schubert nel quartetto d'archi in re minore, Abbondanza e Bertoni hanno seguito il tema della morte accompagnata a giovani figure femminili sul crinale di un confine oscuro tra sessualità e morte; nello spettacolo questi due aspetti sono così distinti: piano coreografico (la fanciulla) e piano video (la morte).
La danza e la musica di Schubert appartengono al mondo della "Fanciulla". Sul palcoscenico orizzontale la coreografia, una sorta di stenografia bruciante, segue rigorosamente, fino all'evidenza e all'eccesso, gli impulsi musicali: ottocenteschi e romantici. In questa direzione troviamo i corpi nella loro essenza: privi finanche di quell'ultima copertura possibile, fisica ed emotiva. Nudi, come al cospetto della morte.
Abbiamo provato ad abbigliare, a mettere vari costumi alle danzatrici ma nessun abito era giusto come la loro nudità.
Antonella Bertoni
I
Nei video diamo l'immagine che "la Morte" ha di noi. E’ uno sguardo sul contemporaneo: sfalsato e distorto, che ci restituisce un presente virtuale in antitesi con l’accadimento “live” della coreografia. Sul palcoscenico verticale (lo schermo), l'occhio della videocamera riflette la visione invadente e sempre presente dell'antagonista delle fanciulle. Il suono è quello silente del velato e inquietante respiro della morte, sospesa tra i quattro movimenti del quartetto d’archi.