Federico Zeri Autobiografia

Intervista di Ludovica Ripa di Meana, 1989

Certe volte mi sembra di essere un dannato della memoria, ma non per il lavoro che faccio basato sulla memoria: milioni di quadri, milioni di immagini, centinaia di migliaia di gesti, fogli disegnati che arrivano ogni giorno … Ma perché ricordo dentro di me praticamente tutta la mia vita giorno per giorno'
Federico Zeri

Federico Zeri, nato 21 agosto del 1921 e scomparso il 5 ottobre 1998, uno dei massimi conoscitori e storici dell’arte del Novecento, in questo prezioso documentario dal titolo riuscito, Una vita con tanti Zeri (1989), si propone senza filtri con spirito giocoso e scanzonato a un'intervistatrice acuta e preparata quale Ludovica Ripa di Meana.
Nella casa di Mentana, Zeri riceve la posta consegnatagli dal suo collaboratore di fiducia, mentre proclama per gli  eredi del suo corpo una poesia improvvisata che rinchiude in sé la simpatica follia del grande studioso.

Che un mio capello dal contatto zerico, venga lasciato a Valeria Numerico, che tutto il resto dei miei capelli, venga lasciato a Barbara Palombelli, che il mio naso dalle narici storte venga lasciato ai repubblicani di Orte, che i miei occhi dalla bellezza verde vengano lasciati a Clara Galimberti, che la mia bocca carnosa e sensuale venga lasciata a Claudia Cardinale …
Federico Zeri

Nell'intimo della sua casa, testimonianza della grande passione dello storico dell'arte per il mondo antico e per oggetti e dipinti di epoche e culture molto diverse, Zeri cuce un racconto dettagliato della sua infanzia; una famiglia di origine romana, il primo libro d'arte di Melozzo da Forlì, il padre che scherzava in modo volgare, la madre romagnola che giunta a Roma con la famiglia abitava in un falansterio, la giovane sorella e i parenti con i quali non aveva particolari rapporti. 
Dagli studi di botanica, materia che per lui ricopriva sempre un "grande mistero", Zeri racconta l'origine della sua passione per l'arte, all'epoca del servizio militare a Firenze, dove per una crisi di nervi venne curato e trasferito nel piccolo borgo di San Quirico D'Orcia, nei locali di Palazzo Chigi Zondadari. Proprio qui, tra le colline della Toscana, il giovane studente conosceva l’opera che determinerà l’abbandono dell'iter scientifico intrapreso fino a quel momento, per iniziare un percorso che lo avrebbe reso uno dei più grandi studiosi di storia dell’arte. 

Accanto al palazzo dove noi dormivamo sulla paglia, per terra, c’era la Collegiata di San Quirico d’Orcia. E lì io vidi un’opera d’arte che mi sconvolse e che c’è ancora, per fortuna. Sono gli intarsi del coro eseguito per il Duomo di Siena dal Barili e che poi, smontato, fu disperso e mi sembra che sette pezzi stanno oggi a San Quirico d’Orcia
Federico Zeri

Zeri parla di sé come in nessun altro documentario ha fatto e sicuramente la figura dell'incalzate e preparata interlocutrice ha giocato un ruolo importante. Oltre alla sua risaputa passione per l'arte classica, per una Roma che non esiste più, per Raffaello che ha detto tutto, Zeri sottolinea ancora una volta l'importanza di conoscere l'arte della periferia e dunque il suo sogno di viaggiare verso Oriente, Palmira, l'Egitto. 
Sul tema delle amicizie professionali, Zeri apre un capitolo divertente circa le frequentazioni americane; la "patetica" Greta Garbo e il simpatico amico Paul Getty, conosciuti negli anni di frequentazione del grande magnate (Zeri. Viaggio intorno alla mia casa).

La cultura dei musei americani è una sorta di invenzione idealistica. Che cosa rappresentano queste colossali cattedrali nel deserto ? Cosa significa avere un Masaccio o un Gentile da Fabriano nelle sponde del Pacifico ? La vera cultura di Los Angeles è il cinema, è Hollywood !
Federico Zeri

Di fronte a Ludovica Ripa di Meana che lo accusa di essere maligno verso vivi e morti, Zeri si difende appellandosi alla finta morale retrograda e al perbenismo osservante di certi personaggi. 
Straordinario un passaggio dove lo studioso tratteggia la figura del critico Roberto Longhi (Caravaggio, il primo dei moderni), accusato di aver bloccato le carriere universitarie di molti suoi allievi, compresa la sua.

Io devo moltissimo a Longhi come insegnante di un metodo. Longhi mi ha insegnato due cose. Uno, a guardare i quadri senza rimanere in uno stato di venerazione a occhi spalancati e a trattarli come cose familiari. Mi ha insegnato a leggere la qualità. Poi c'era Longhi uomo che era miserabile, un assoluto miserabile
Federico Zeri  

E con lui, Zeri attacca con toni fegatosi anche la moglie, la scrittrice Anna Banti (L'altro '900. Anna Banti), raccontando un aneddoto sconcertante sulla donna che, gelosa della generosità del marito verso il giovane Francesco Arcangeli, ordina al maggiordomo di tagliare a pezzi uno smoking quasi nuovo che Longhi voleva regalare all'allievo.
Infine, Zeri racconta i suoi rapporti controversi con il Ministero della Cultura, "corrotto dall'eredità fascista", nell'epoca in cui entrato "pieno di speranze" dentro l'amministrazione pubblica, come direttore della Galleria Spada, si scontrò con una realtà infima di personaggi "deleteri e responsabili di infinite rovine".