Narciso di Caravaggio

Raccontato da Flaminia Gennari Santori

Caravaggio (Michelangelo Merisi) dipinse Narciso tra il 1597 e il 1599. L'opera, esposta a Palazzo Barberini a Roma,  è uno dei quattro capolavori del grande pittore del Rinascimento che fa parte della collezione delle Gallerie Nazionali d'Arte Antica. Flaminia Gennari Santori, direttrice dal 2015 al 2023 delle Gallerie Nazionali d’Arte Antica, ci farà in questo servizio da guida d'eccezione alla scoperta della storia dell’opera.

E’ un quadro molto interessante, anche per la storia del Museo, e non soltanto per la sua natura, perché entra nel Museo nel 1916 poco dopo essere stato scoperto da Roberto Longhi.
Flaminia Gennari Santori

Il mito classico di Narciso conosce numerose rappresentazioni fin dall’antichità, ma la versione che ne dà Caravaggio si distingue per l’insolito schema compositivo concepito quasi come una carta da gioco: la parte inferiore è speculare a quella superiore come se il pittore avesse ribaltato di 180 gradi la metà superiore della tela per ottenere la figura riflessa. Un’impaginazione congeniale alla storia del giovane cacciatore, che si innamora della propria immagine rispecchiata nell’acqua.

Ci sono delle novità e delle evoluzioni iconografiche rispetto a come questo mito veniva rappresentato fino alla fine del Cinquecento. 
Flaminia Gennari Santori

La trovata del ginocchio nudo fa da centro di attrazione visiva e l’ampia manica a sbuffo accompagna lo sguardo verso la mano immersa nell’acqua nel tentativo di abbracciare quella forma ingannevole dell’immagine di sé, come narrato nel III libro delle Metamorfosi di Ovidio. La bocca è dischiusa: è l’apice dello struggimento di Narciso che, resosi conto della natura paradossale del suo sentimento, si lascia morire sulla riva di quella stessa fonte.

Ancora una volta è un’immagine di una straordinaria complessità, perché ancora una volta siamo in una rappresentazione del doppio e del doppio che è dentro di noi, e dunque, appunto, il narcisismo è un non amare soltanto se stessi e nutrirsi del riflesso di se stessi, ma anche come per esempio immagine archetipa dell’omosessualità.
Flaminia Gennari Santori