Ralph Rugoff, curatore della Biennale Arte 2019

May You Live In Interesting Times


Ci sono occasioni che bisogna non perdere perché capitano solo una volta.  Una telefonata che ti cambia la vita.

Ralph Rugoff, dal 2006 direttore della Hayward Gallery di Londra, considerata fra le gallerie d’arte pubbliche più importanti del Regno Unito, era molto impegnato nell’organizzazione della riapertura della Gallery che doveva riaprire a breve dopo due anni di chiusura, quando ricevette una telefonata da Paolo Baratta, Presidente della Biennale di Venezia: un invito a pranzo, per chiedergli di accettare l’incarico come curatore della 58. Esposizione Internazionale d’Arte.

Ralph Rugoff  ha scelto May You Live in Interesting Times come titolo della Biennale 2019. E’ una frase che sentiva dire fin da molto tempo, e che gli suonava come un invito gradevole, Ma la storia di questa frase è in realtà molto complessa:

Il curatore nella sua dichiarazione di apertura alla Biennale ci spiega perché: “In un discorso della fine degli anni Trenta del secolo scorso, il parlamentare britannico Sir Austen Chamberlain invocò un antico anatema cinese di cui era venuto a conoscenza grazie a un diplomatico britannico di stanza in Asia, che curiosamente recitava: 'Che tu possa vivere in tempi interessanti'. "Non vi è alcun dubbio che l’imprecazione ci abbia colpito", osservò Chamberlain. "Passiamo da una crisi all'altra, in un susseguirsi di traumi e disordini."

Questa espressione, pur essendo frutto dell’immaginazione, un surrogato culturale, ha avuto però un effetto reale nella retorica e nel dibattito pubblico. Tale artefatto di incerta natura, sospetto ma anche ricco di significati, apre a potenziali percorsi di approfondimento che vale la pena perseguire, soprattutto in questo momento storico in cui i "tempi interessanti" che invoca sembrano essere di nuovo con noi.

Questa breve storia sembra oggi di un’attualità quasi sconcertante, in tempi in cui i notiziari annunciano una crisi dopo l’altra. Ma in un'epoca in cui la diffusione digitale incessante di fake news mina il dibattito politico e la fiducia su cui questo si fonda, vale la pena soffermarsi, per rimettere in discussione i nostri punti di riferimento nella corretta comprensione e interpretazione della realtà. Nel caso specifico, la verità è che non è mai esistita quella frase come un "antico anatema cinese", nonostante i politici occidentali lo citino nei loro discorsi molto tempo.

Per questa ragione per la 58. Esposizione Internazionale d'Arte della Biennale di Venezia Ralph Rugoff ha voluto usare questo falso anatema per la Biennale: artefatto di incerta natura, apparentemente oscuro ma potenzialmente ricco di significati, esso apre a riflessioni che vale la pena di approfondire, soprattutto in questo momento storico in cui i "tempi interessanti" che invoca sembrano essere di nuovo con noi. Per una lettura e una comprensione più consapevole del mondo contemporaneo, attraverso le  opere dei 79 artisti scelti da Rugoff.