Gallerie Nazionali di Arte Antica: Palazzo Barberini

Un luogo di eccellenze artistiche e architettoniche

Durante il pontificato di Maffeo Barberini, eletto Papa nel 1623 con il nome di Urbano VIII, Roma fu abbellita di fontane, di piazze e di nuove strade, oltre che di importanti palazzi, tra i quali spicca il Palazzo Barberini che oggi, insieme alla Galleria Corsini, è una delle due sedi delle Gallerie Nazionali di Arte Antica.

Due anni dopo la sua nomina Urbano VIII acquista una villa sul colle Quirinale precedentemente occupata dalla famiglia Sforza e commissiona il progetto per un nuovo palazzo a Carlo Maderno, una delle maggiori figure del periodo di transizione tra l’architettura del tardo Rinascimento e quella del periodo Barocco. Maderno, anziché demolire la villa esistente, la ingloba in un nuovo progetto architettonico: l’ala Sforza, ovvero la parte di edificio che affaccia sull’attuale Piazza Barberini, viene collegata ad un’altra ala, ad essa parallela, tramite un braccio centrale. La nuova pianta dell’edificio ha perciò una forma ad “H”, assolutamente innovativa per l’epoca: una struttura ad “ali aperte” che incornicia un vastissimo giardino con piante rare, cortili segreti e giardini all’italiana.

Maderno coinvolge molti artisti e architetti nella costruzione del complesso, avvenuta tra gli anni venti e trenta del XVII secolo, sia per gli interni che per gli esterni. Tra questi tre giovani talenti: Gian Lorenzo Bernini, Francesco Borromini e Pietro da Cortona. Alla scomparsa di Maderno all’inizio del 1629 Bernini diventa il responsabile del cantiere e ha alle sue dipendenze Bernini, con il quale si pone ben presto in aperto contrasto. Alla costruzione e decorazione del palazzo lavorano stabilmente oltre mille persone, che realizzano un “prototipo” del barocco che in quei anni stava esplodendo in Italia.

Il Palazzo diventa il centro del potere della famiglia Barberini a Roma, e papa Urbano VIII, non badando a spese, incarica Pietro da Cortona e i suoi allievi di affrescare la volta del maestoso salone di rappresentanza (1632-1639).  La volta è la più grande a Roma dopo la Cappella Sistina e gli affreschi celebrano il potere spirituale e politico dei Barberini, rappresentando la Divina Provvidenza che incorona Urbano VIII raffigurato con l’emblema di famiglia, tre grandi api dorate.

Un ritratto più realistico di Urbano VIII consiste nello straordinario busto marmoreo scolpito da Bernini che si trova nella sala dei marmi. L’artista conferisce all’opera una naturalezza tale da dare l’impressione all’osservatore di trovarsi realmente al cospetto del papa.

Se oggi Palazzo Barberini presenta un allestimento cronologico e rappresentativo delle principali scuole pittoriche dal Duecento al Settecento è grazie soprattutto al principe Tommaso Corsini, che nel 1893 decide di lasciare la preziosa collezione, incentrata soprattutto su opere seicentesche e settecentesche della famiglia Corsini, in dono al Regno d’Italia, che nel 1883 aveva acquistato anche il Palazzo Corsini: qui, due anni dopo, viene inaugurata la prima Galleria Nazionale italiana (hyperlink).

Negli anni a seguire la raccolta si viene a modificare attraverso vendite ed acquisti 
includendo anche le collezioni Torlonia, Chigi, Monte di Pietà e  Hertz.  Gli spazi della sede di Palazzo Corsini non sono più sufficienti e quindi lo stato acquista anche il Palazzo Barberini.  Così nel 1949 tutte le opere della collezione Corsini vengono trasferite  a Palazzo Barberini  che nel 1953 apre come nuova unica sede della Galleria Nazionale di Arte Antica. 

Solo nel 1984 lo stato italiano ripristina la raccolta Corsini nel palazzo di appartenenza e le sedi delle Gallerie Nazionali di Arte Antica diventano due, appunto Il Palazzo Barberini e la Galleria Corsini.

Rai Cultura ha incontrato la direttrice Flaminia Gennari Santori per farci raccontare le origini del Palazzo Barberini.