Museo di Scultura Antica Giovanni Barracco

Una collezione rara

Il Museo di Scultura Antica Giovanni Barracco contiene una rara collezione di arte egizia, assira, cipriota, greca, etrusca e romana. Il suo creatore, il barone Giovanni Barracco (Isola di Capo Rizzuto 1829, Roma, 1914) formò la collezione con l’intento di illustrare la storia dell’arte antica con un particolare riguardo alla scultura.

Barracco proveniva da una famiglia di latifondisti calabresi, considerata la più ricca del Regno delle Due Sicilie. 

Fu eletto deputato nel 1861 come rappresentante della destra storica facendo così parte del primo parlamento dell’Italia unita e si trasferì a Torino lo stesso anno. E’ probabilmente qui che, a contatto con le antichità del ricchissimo Regio Museo delle Antichità Egizie, si appassionò all’Egittologia e all’arte del Vicino Oriente.

Con la proclamazione di Roma Capitale il deputato Barracco si trasferì a Roma, insediandosi in un appartamento in via del Corso.

Spinto da una grande curiosità per l’arte, tra 1861 e 1880 Barracco raccolse una collezione privata di pezzi straordinari durante i suoi viaggi in tutta Europa  e in ogni parte del mediterraneo, mentre già immaginava di regalare un museo con opere significative alla città di Roma.  Oltre che dal proprio intuito per l’arte fu guidato dai consigli degli illustri archeologi Wolfgang Helbig e Ludwig Pollak, stabilendo con quest'ultimo una relazione molto stretta. Formò in pochi anni una significativa raccolta di arte antica, frutto di ricerche non solo nella Roma degli scavi, ma anche fra i ritrovamenti in seguito ai lavori per lo sviluppo urbanistico di Roma che seguirono la proclamazione della città  capitale del Regno d'Italia.

Barracco decise di donare l’intera collezione di sculture, che ormai contava quasi duecento opere, al Comune di Roma e ebbe in cambio la disponibilità di un’area fabbricabile alla fine di corso Vittorio Emanuele II, vicino al Lungotevere. Su questo terreno Barracco fece costruire, su progetto di Gaetano Koch un piccolo edificio neoclassico con la facciata disegnata secondo la moda dell’epoca come un tempietto ionico, sul cui frontone spiccava la scritta MUSEO DI SCULTURA ANTICA.

A causa di una ristrutturazione urbanistica della zona avvenuta nel 1912 quell’edificio fu demolito. Solo nel 1948 la collezione Barracco trovò una sistemazione definitiva nell’attuale sede, il palazzo cinquecentesco nei pressi di Piazza Navona.

Barracco ambiva a offrire ai visitatori non soltanto i rari reperti archeologici ma anche una biblioteca con volumi rari.
Nella biblioteca Barracco al primo piano  sono conservati libri di grande valore che hanno anche un’ importanza storico e  documentaria come prime testimonianze dell’interesse per l’egittologia che allora si diffuse in Europa.   

Tra questi rari volumi ci sono quelli dedicati a I monumenti dell’Egitto e della Nubia, una raccolta realizzata in nove volumi tra 1832-1844  grazie a Ippolito Rosellini,  fondatore dell’egittologia in Italia,  il quale  fece parte della prima  spedizione europea in Egitto guidata da Jean François Champollion, scopritore  della scrittura geroglifica. 

Ogni volume fu tirato in solo 110 copie e il museo Barracco ne possiede una delle meglio conservate, come viene evidenziato nel servizio dalla curatrice della Sovrintendenza Capitolina ai Beni Culturali,  Orietta Rossini.


 Si ringrazia la Sovrintendenza Capitolina ai Beni Culturali per la gentile collaborazione.