Annalaura di Luggo e l'arte come azione sociale
Un docufilm in gara per la nomination agli Oscars e molto altro
Annalaura di Luggo è un’artista napoletana che usa il linguaggio dell’arte e della creatività, come azione sociale.
Nell’inverno 2020 ha realizzato quattro monumentali sculture in alluminio riciclato che sono state installate nei luoghi più significativi della città di Napoli come simbolo di rinascita e riscatto, coinvolgendo un colorato manipolo di “scugnizzi” dei Quartieri Spagnoli nella costruzione di una delle sculture, riuniti da Salvatore Iodice nel suo laboratorio “Miniera”.
Annalaura di Luggo e i ragazzi dei Quartieri Spagnoli di Napoli
Un progetto comune, una missione come quella della costruzione dell’albero di Natale che è stata esposta nella Galleria Umberto, l’albero - che al solito i ragazzini usavano prendere, rubare – questa volta era l’albero dei ragazzi. L’albero dei Quartieri Spagnoli e loro sono diventati difensori assoluti e hanno proprio realmente contribuito a questo progetto rendendolo una missione della propria vita, e forse è stato per loro anche una visione di un’alternativa al loro status.
Annalaura di Luggo
Ne è venuto fuori anche ll docufilm Napoli Eden con la regia di Bruno Colella, che racconta la vita e le opere dell’artista, in luoghi significativi della città di Napoli.
Napoli Eden ha superato la selezione d’ingresso per il concorso degli Academy Awards ed entra nei titoli in gara per le nomination agli Oscars del 25 Aprile 2021 come Miglior Documentario.
Triunphus, una delle quattro sculture create da Annalaura di Luggo con alluminio riciclato per la città di Napoli nel 2020.
La ricerca artistica di Annalaura di Luggo ha sempre sviluppato tematiche che stimolano il dialogo su questioni sociali e ambientali.
In particolare è molto affascinata dall’occhio. Ha brevettato una macchina fotografica capace di ritrarre l’iride nella sua grandezza nei minimi dettagli. È l’occhio autentico del soggetto fotografato a essere protagonista, svelando tutte le sue incrinature e asperità, emergenze e depressioni, cromie e particolarità, vuoti e pieni.
Annalaura di Luggo fotografa l'iride di Eugenio Bennato, cantautore napoletano.
"L’attenzione rivolta all’occhio", - dice Annalaura di Luggo - " è emblematica di un complessivo interesse per la vita dell’altro, per il significato universale che esprime, ma anche per il senso che gli si attribuisce, in modo da svilupparne la possibile comprensione e costruire in tal modo le condizioni per accoglierlo. Ed è anche un modo per ricordare quanto possa essere utile guardare la gente negli occhi, cosa alla quale troppe volte, molti, tendono a sfuggire”.
Ogni essere umano - racconta Annalaura di Luggo - è una creatura di Dio unica e meravigliosa e racchiude in sé un mondo da esplorare. Per questo motivo ho deciso di cominciare la mia indagine dall’occhio, che, per gli antichi, era lo specchio dell’anima. L’occhio da me rappresentato diventa uno strumento di uguaglianza che prescinde da sesso, razza, età e posizione sociale”
Nel 2016 l’artista ha incontrato, per alcuni giorni, dieci detenuti del Carcere Minorile di Nisida, coinvolgendoli in una serie di atti performativi utili a trasmettere, attraverso l’arte, nuove prospettive di libertà. Li ha ascoltati e ha fotografato i loro occhi. Spinta dal desiderio di andare oltre lo sguardo superficiale, li ha ascoltati. Gli scatti dell’iride di ognuno non è solo diventato una serie di immagini, ma una mappatura complessa che sottolinea la singolarità dell’individuo.
Il suo progetto artistico è risultato in un video e un’installazione multimediale dall’artista chiamata Never Give Up, oggi divenuto permanente nel Museo del Carcere minorile di Nisida.
Con questo progetto ho cercato di esplorare il mondo dei minorenni detenuti attraverso i loro occhi e, dalle interazioni profonde ed empatiche, ho tristemente constatato in loro un’assenza di sogni e prospettive future, ma soprattutto un’attitudine alla reiterazione dei reati già commessi. Questa esperienza mi ha spinto a offrire il mio contributo in quella che viene definita “la fase di rischio dei ragazzi”, ovvero quando abbandonano la scuola dell’obbligo e vivono per strada fianco a fianco con l’illegalità.
Annalaura di Luggo
Un altro lavoro collettivo ideato dall’artista esplora un altro mondo messo al margine della società, il mondo degli ciechi. Con l’opera Blind Vision l’artista ha voluto esplorare la modalità di percezione del mondo da parte dei non vedenti e stimolare una loro integrazione culturale e sociale. L’installazione multimediale, esposta al Consolato Italiano di New York e oggi permanente presso il Museo dell’Istituto P. Colosimo di Napoli, si compone di uno spazio buio teso a evocare, in un’atmosfera suggestiva, il mondo di chi è privato della vista. Gli occhi, senza capacità di vedere la luce, s’illuminano e, contemporaneamente, le voci originali dei protagonisti esprimono i propri pensieri. I fruitori sono guidati in “un viaggio di luce” che accende la nostra consapevolezza rispetto alla scoperta di un mondo nuovo e di inaspettati stimoli per percepire la realtà, con sensi alternativi alla vista.
Io rivelo il segreto della tua unicità. Lo rendo splendidamente visibile perché l'opera d'arte sei tu.
Annalaura di Luggo
Annalaura di Luggo davanti a un particolare di Geminus, parte della scultura installata in Largo Baracche a Napoli nel 2020
Breve scheda su Annalaura di Luggo
Nata a Napoli, dove vive e opera, è un’artista il cui percorso si muove tra la ricerca multimediale, la scultura e la pittura. Nel 2019 è invitata alla 58. Esposizione Internazionale d’Arte - La Biennale di Venezia (Padiglione Repubblica Dominicana). Le sue opere e le sue installazioni, realizzate attraverso la fusione di tecnologia e manualità, dialogano, per complessità e varietà, con il fruitore che è protagonista dell’azione concettuale e stimolano il dialogo su questioni sociali. Ha, con destrezza ed empatia, affrontato l’incarcerazione (Never Give Up), le tematiche del mondo marino (Sea Visions / 7 punti di vista), i diritti umani (Human Rights Vision, per la Fondazione Kennedy), la cecità (Blind Vision presentato alle Nazioni Unite e al Consolato Italiano di NY), la rinascita e la redenzione (Genesis) in occasione della partecipazione alla 58. Biennale di Venezia), le questioni ambientali sul riciclo e l’eco-sostenibilità (Napoli/Eden, 4 opere in esposizione pubblica). Questo progetto ha ispirato la creazione del documentario Napoli Eden, diretto da Bruno Colella e distribuito internazionalmente.