L'Albergo dei Poveri

Mecenati del Barocco genovese

L'Albergo dei poveri, fu eretto a partire dalla metà del Seicento per volontà dell’aristocratico Emanuele Brignole. La monumentale fabbrica rappresenta, ancora oggi, il più grande edifico mai costruito su territorio genovese

La struttura dell'Albergo dei poveri, venne pensata su modello dei grandi complessi ospedalieri che stavano nascendo in grandi città europee, come Napoli o Milano, e presentava un gigantesco quadrilatero intersecato da una croce: al suo centro, si sarebbe trovata la chiesa dedicata alla Madonna Immacolata. 
Nell’ottica del Brignole, spregiudicato finanziere ma al contempo, a suo modo, appassionato filantropo, l’Albergo avrebbe dovuto poter ospitare tutte le categorie di indigenti: poveri, certo, ma anche donne sole, orfani, storpi e malati di ogni genere. 
Al suo interno essi avrebbero imparato attività professionali, rendendosi così atti a rientrare nella società. 
L’ambivalenza di questa struttura (albergo o reclusorio?), è evidente ai nostri occhi, ma naturalmente funzionava perfettamente nell’ottica della società di un secolo ricco di contraddizioni, anche sociali, come il Seicento.


Pierre Puget, Madonna Immacolata, 1666-71, Chiesa dell'Albergo dei Poveri, dettaglio 

Emanuele Brignole, seguendo le modalità che portarono gli aristocratici suoi contemporanei a dotare di ricche e prestigiose opere d’arte le cappelle e le chiese di cui detenevano il giuspatronato su territorio cittadino, volle donare un’opera straordinaria per adornarne la chiesa, vero centro spirituale e fisico del complesso. 
Si tratta della Madonna Immacolata, richiesta al marsigliese Pierre Puget nel giugno del 1666 e collocata sull’altare maggiore nel 1671. La verve barocca del francese esplode nella dinamica trattazione dei panneggi e nell’estatica posa della Vergine, quasi assunta, a braccia schiuse, nel bianco abbacinante della cupola che la sovrasta 

Ma le committenze prestigiose per l'Albergo dei Poveri di Genova non si fermarono qui

Tra il  tra 1671 e il 1673, fu lo stuccatore luganese Giovanni Battista Barberini a realizzare alcune colossali sculture degli illustri genovesi che avevano maggiormente contribuito ai fondi per costruire il complesso. L’intera operazione, infatti, si basava su lasciti messi a “maturare” nel Banco di San Giorgio, con l’esplicita destinazione per le opere di carità o direttamente donati (in vita o per via testamentaria) dai diversi benefattori. A tutti costoro, proporzionalmente rispetto al quantitativo delle ricchezze donate, vennero realizzate sculture a figura intera, busti, bassorilievi o semplici lapidi per ricordarne la munificenza. Un vero e proprio tempio della carità, remunerata con una operazione di memoria imperitura.


Altare della Chiesa dell'Immacolata, Albergo dei Poveri

La gigantesca mole dell’Albergo però, cominciò da subito a rivelarsi una clamorosa operazione “in perdita”, nonostante i ricchi donativi. Enormemente sovradimensionato, l’edificio non fu mai portato a compimento e con il radicale mutamento delle condizioni socio-economiche nel corso del Sette, Ottocento, la sua costruzione fu interrotta escludendo, di fatto, quasi l’intera ala ovest. 

Oggi questo spazio conserva ancora in sola minima parte la destinazione originaria, ma è stato in larga parte concesso in uso all’Università degli Studi di Genova, mentre l’Istituto Brignole prosegue, in strutture più adeguate ai suoi scopi, una vera e propria opera di assistenza, ben diversa dal suo “antenato” del Seicento.

Ideazione, contenuti e presentazione video Giacomo Montanari (storico dell'arte)
Cura dei testi Pietro Toso
Riprese, regia e montaggio Lorenzo Zeppa
Fotografie Fabio Bussalino