Palazzo Squarciafico

Gli affreschi di Ottavio e Andrea Semino

Palazzo Stefano Squarciafico si trova nel cuore dei vicoli di Genova, a due passi dalla Cattedrale di San Lorenzo. Pur non essendo inserito in alcuna lista dei Rolli, il palazzo è uno dei più brillanti esempi della Genua Picta. In una superficie di ben 320 metri quadrati, esterni ed interni sono stati decorati dal pennello di Ottavio Semino 

Il palazzo venne edificato, a partire dal 1565, da Stefano Squarciafico, ricco aristocratico esponente di una delle principali famiglie genovesi del tempo, documentata già dal Trecento per le attività commerciali tra Genova e Spagna.
Stefano non vedrà terminato il palazzo in seguito alla morte prematura avvenuta l’11 ottobre del 1567, tuttavia l’edificio restò di proprietà della famiglia almeno sino alla metà del secolo successivo, quando le fonti lo dicono già Palazzo dei Doria
Successivamente, nel corso del Settecento, il palazzo divenne una delle principali dimore della famiglia Doria Invrea che ne ampliò gli spazi verso Piazza delle Scuole Pie, prima della divisione in appartamenti privati, avvenuta nell’ultimo secolo.



Dal punto di vista architettonico, Palazzo Squarciafico è un bellissimo esempio di riqualificazione rinascimentale di un edificio del Medioevo, innalzato nel suo aspetto eloquente sopra a una passata costruzione, come mostrano l’assorbimento della preesistente torre e il mantenimento in facciata di una colonna con capitello corinzio, ancora visibile. 



L’edificio è un vero e proprio gioiello nascosto che primeggia per la magnifica facciata affrescata, forse il miglior esempio di prospetto esterno dipinto dell’intera città di Genova, mantenuto in buono stato conservativo anche grazie al restauro, avvenuto a fine anni Settanta del secolo scorso, promosso dalla Soprintendenza per i Beni Ambientali e Architettonici della Liguria



L'artefice della decorazione fu Ottavio Semino, figlio di Antonio, che con il fratello Andrea è stato uno dei più noti frescanti attivi a Genova nelle decorazioni dei Palazzi dei Rolli edificati nel Cinquecento (Palazzo Tommaso Spinola Pessagno; Palazzo Ambrogio Di Negro). 
Nel prospetto, una finta architettura è intramezzata da figure allegoriche femminili e altre armate alla romana, sotto ai magnifici episodi del Ratto delle Sabine che scorrono nei riquadri del sottotetto. 

Per la bellezza della facciata, in brevissimo tempo Palazzo Squarciafico divenne un modello da seguire per pittori attivi in altri imprese genovesi.La fama giunse fino in Spagna, a Murcia, dove lo spagnolo Francisco Pagano commissionò per il suo palazzo, in quegli stessi anni, un portale con dei battiporta simili a quelli del “marques de Squarsafici” di Genova

Le straordinarie pitture esterne del Semino, colpirono anche svariati artisti della generazione successiva, come il pittore di scuola barocca lombarda Giulio Cesare Procaccini che quando vide per la prima volta la facciata, credette di trovarsi di fronte a un’opera di Raffaello.
Ma la decorazione del palazzo da parte di Ottavio Semino non terminò con il prospetto esterno. Infatti negli stessi anni, insieme a vari aiuti di bottega, l’artista si dedicò alla decorazione dell’atrio, con una volta a crociera raffigurante Nettuno, Venere e Amore che regge lo scudo di Enea e delle scale, con una volta a botte decorata a grottesche. 



A causa degli spazi meno ampi del tipico palazzo genovese, i piani superiori di Palazzo Squarciafico non posseggono il salone principale per le feste e per le accoglienze degli ospiti, tuttavia le sale presentano interessanti decorazioni ad affresco. 
Nella volta della prima sala, si trovano storie definite come Le scelte virtuose di un eroe non ben identificato. 
Tale eroe, come in un viaggio dantesco, si trova in un bivio, a dover scegliere tra una facile strada in discesa, o una selva oscura. 



Dopo essersi addentrato nella selva oscura e aver sconfitto con un pugnale un leone e un lupo, l'eroe viene portato da Mercurio nell’Olimpo, come appare nel riquadro centrale. 



Il tema, tipico della cultura neoplatonica, invita l’osservatore a scegliere sempre con attenzione le proprie azioni senza mai dimenticare i valori. Tra questi, anche l’istruzione, testimoniata dalla presenza costante di un libro tra le mani del protagonista.

Lo stile di Ottavio Semino è ben riconoscibile nella scelta di infondere un continuo dinamismo alle scene e nell’utilizzo di un colore acceso che mette in risalto le diverse figure 


Nella saletta vicina, un artista forse allievo di Ottavio Semino, dipinge un’altra Storia di eroe ma con minor dinamismo. Questa volta la costruzione dell’affresco è diversa; il riquadro centrale si presenta con rettangoli incorniciati e ai lati i quattro stemmi delle quattro famiglie che si alternarono nella proprietà del palazzo: gli Squarciafico, gli Spinola, i Doria e gli Invrea.



La decorazione del secondo piano nobile è ridotta a un’unica stanza dove Ottavio Semino dipinge vicende della Vita di Paride. 
Purtroppo, oggi è ben visibile solo il riquadro centrale dove torna nuovamente il tema della scelta. Nel Giudizio di Paride, il giovane eroe è chiamato a scegliere la più bella tra le dee, Era, Atena e Afrodite. Il dipinto, ben conservato rispetto agli altri del palazzo, si presenta di notevole qualità stilistica. 



In una disposizione che si espande in lunghezza, le tre divinità si avvicinano al giovane per cercare il suo consenso, mentre dall’alto Zeus osserva la scena insieme agli altri dèi.
Il riquadro è un vero e proprio gioiello del Manierismo ligure, tra le raffigurazioni più interessanti di Ottavio Semino all’interno dei Palazzi dei Rolli.



Ideazione e contenuti, Giacomo Montanari (storico dell'arte)
Cura dei testi Pietro Toso
Presentazione video Giorgio Dellacasa
Riprese, regia, montaggio e fotografie Lorenzo Zeppa