Hashim Sarkis

Hashim Sarkis

How will we live together?

Hashim Sarkis
Il curatore della Biennale di Venezia 17. Mostra Internazionale di Architettura Hashim Sarkis ha scelto di indagare sulla necessità di un rinnovamento spaziale-relazionale come tema della sua edizione  che si intitola appunto How will we live together?  Nella mostra 112 partecipanti provenienti da 46 Paesi avanzano le loro proposte su come potremmo vivere al meglio insieme in un futuro prossimo che tiene conto del fatto che il pianeta affronta crisi che esigono un’azione globale e un ripensamento degli spazi di vita in comune. 

In un mondo di divisioni politiche e religose acutizzate e disuguaglianze economiche crescenti Sarkis ha chiesto agli architetti di immaginare spazi in cui possiamo continuare a vivere insieme tenendo conto del desiderio di connetterci tra individui attraverso lo spazio digitale e reale, tenendo presente che i nuovi nuclei familiari  si sono evoluti e sono alla ricerca di spazi abitativi più diversificati e dignitosi, non dimenticando le comunità che reclamano equità, inclusione e identità spaziale. 


Hashim Sarkisin. Foto di Jacopo Salvi, Courtesy La Biennale di Venezia 
 
Vi proponiamo in seguito alcuni estratti del testo introduttivo di Hashim Sarkis alla Biennale Architettura 2021.

I partecipanti alla 17. Mostra Internazionale di Architettura stanno collaborando con altri professionisti e attori: artisti, costruttori, ingegneri e artigiani, ma anche politici, giornalisti, esperti in Scienze Sociali e cittadini comuni. Di fatto, la Biennale Architettura 2021 afferma il ruolo vitale dell’architetto sia come cordiale catalizzatore sia come custode del contratto spaziale. Parallelamente, la Mostra sostiene che è proprio nella sua specificità materiale, spaziale e culturale che l’architettura ispira i modi in cui viviamo insieme. La domanda che pone il titolo della mostra, How will we live together?, è antica e allo stesso tempo urgente. I babilonesi la posero nel costruire la loro torre. L’ha posta Aristotele quando scriveva di politica. La sua risposta è stata “la città”. La posero le rivoluzioni francese e americana. Sullo sfondo tumultuoso dei primi anni Settanta del secolo scorso, Timmy Thomas lo implorò nella sua canzone Why Can’t We Live Together. 

È senz’altro una questione tanto sociale e politica quanto spaziale. In tempi più recenti, con la rapida trasformazione delle norme sociali, la polarizzazione politica tra sinistra e destra, il cambiamento climatico e il crescente divario tra lavoro e capitale, la domanda diventa ancora più urgente e rilevante, e su scala diversa rispetto al passato. Parallelamente, la debolezza dei modelli politici proposti oggi ci costringe a mettere lo spazio al primo posto e, forse come Aristotele, a guardare al modo in cui l’architettura plasma l’abitazione per immaginare potenziali modelli di come potremmo vivere insieme. 

(…)

Si spera che la domanda continui a spingerci fiduciosamente in avanti e, così facendo, a costruire sull’ottimismo che guida l’architettura e gli architetti. La nostra professione ha il compito di progettare spazi migliori per una vita migliore. La nostra sfida non è essere ottimisti o meno, in questo senso non abbiamo scelta. Piuttosto è sapere come siamo riusciti a condurre gli abitanti a una vita migliore attraverso le ‘immagini dialettiche’ che produciamo con l’architettura. 
L’attuale pandemia globale ha senza dubbio reso la domanda posta da questa Biennale Architettura ancora più rilevante e appropriata, seppure in qualche modo ironica, visto l’isolamento imposto. Può senz’altro essere una coincidenza che il tema sia stato proposto pochi mesi prima della pandemia. Tuttavia, molte delle ragioni che inizialmente ci hanno portato a porre questa domanda – l’intensificarsi della crisi climatica, i massicci spostamenti di popolazione, le instabilità politiche in tutto il mondo e le crescenti disuguaglianze razziali, sociali ed economiche, tra le altre – ci hanno portato a questa pandemia e sono diventate ancora più rilevanti. 

 (…)

Gli architetti stanno ora ripensando i loro strumenti per affrontare i problemi complessi che si trovano di fronte; stanno anche ampliando il loro tavolo di discussione per includere altri professionisti e cittadini. Per assumersi efficacemente le responsabilità che vengono loro presentate, gli architetti stanno estendendo uno dei loro ruoli più importanti, ovvero quello di generosi sintetizzatori di diverse forme di competenza e di espressione. 
Ma gli architetti sono, ora più che mai, chiamati a proporre alternative. In quanto cittadini, attiviamo le nostre capacità di sintesi per riunire le persone al fine di risolvere problemi complessi. Come artisti, sfidiamo l’inazione che deriva dall’incertezza per chiederci: ‘E se?’ E come costruttori, attingiamo dal nostro infinito pozzo di ottimismo per fare ciò che sappiamo fare meglio. La confluenza di ruoli in questi tempi nebulosi può solo rendere più forte la nostra azione e, speriamo, più belli i nostri edifici.
Hashim Sarkis 

Nota biografica 
Hashim Sarkis è architetto, docente e ricercatore. Titolare di Hashim Sarkis Studios (HSS), fondato nel 1998 e con sedi a Boston e Beirut, dal 2015 presiede la School of Architecture and Planning del Massachussetts Institute of Technology (MIT).
Prima di questo incarico è stato Aga Khan Professor di Architettura del Paesaggio e Urbanistica alla Harvard University. Ha inoltre insegnato alla Rhode Island School of Design, alla Yale University, all’American University di Beirut e al Metropolis Program di Barcellona.

Lo studio HSS si è distinto nell’ambito dell’edilizia sociale e residenziale, parchi, edifici istituzionali, pianificazione e progettazione urbana. HSS ha ricevuto vari riconoscimenti per i suoi progetti, tra cui gli Alloggi per Pescatori a Tiro, il municipio di Biblo e le Courtower Houses. I lavori dello studio sono stati esposti in tutto il mondo: al Museum of Modern Art di New York, al Padiglione degli Stati Uniti alla Biennale Architettura 2014 e al Padiglione dell’Albania alla Biennale Architettura 2010, nonché alle Biennali di Rotterdam, Shenzhen/ Hong Kong e Valparaíso. I lavori dello studio HSS sono presenti in diverse pubblicazioni, tra cui una recente monografia su Ness.docs. Hashim Sarkis è stato recentemente nominato curatore della 17. Mostra Internazionale di Architettura della Biennale di Venezia 2020, che a causa del coronavirus è stata posticipata a maggio 2021.

Sarkis ha una laurea in Architettura e una in Belle Arti conseguite alla Rhode Island School of Design, oltre che un master e un dottorato in Architettura ottenuti alla Harvard University. È autore, co-autore e curatore di vari libri e articoli sulla storia e la teoria dell’architettura moderna; tra questi The World as an Architectural Project, Josep Lluis Sert, The Architect of Urban Design; Circa 1958, Lebanon in the Projects and Plans of Constantinos Doxiadis; Le Corbusier's Venice Hospital.