Zeri e le bombe su Firenze

Speciale TGR. Fernando Ferrigno, 1993

L'estratto, Dedicato a Firenze (TGR Bellitalia, 1993), del giornalista Fernando Ferrigno, racconta la tragica notte del 26 e 27 maggio 1993, attraverso diverse testimonianze, tra cui quella di Federico Zeri subito accorso sul luogo dell'attentato.

All'indomani dell'esplosione delle bombe mafiose che nella tarda primavera del 1993, provocarono ingenti danni al patrimonio di Firenze e Roma, nonché molti feriti e la morte di cinque persone, Zeri passeggia attonito nei pressi di via dei Georgofili 

Il violento scoppio su Firenze fece crollare la Torre dei Pulci  e mise a dura prova la struttura muraria degli Uffizi nella parte del corridoio vasariano, distruggendo alcune opere d'arte.

Ecco cosa resta di due quadri danneggiati, le due tele di Bartolomeo Manfredi. Le cornici stupende del Seicento sono praticamente intatte, i due dipinti sono polverizzati, restano soltanto dei brandelli di tela 
Federico Zeri

Zeri si riferisce a due capolavori squarciati dall'esplosione, dipinti dal caravaggesco Bartolomeo Manfredi (1582-1622): si tratta dei Giocatori di carte (1617 ca.) e Concerto musicale (1610-1620 ca). 
Nella deflagrazione, venne gravemente danneggiata anche la tela dell'Adorazione dei pastori (1619-1620 ca.) di Gerard van Honthorst (1592-1656), meglio noto come Gherardo delle Notti, pittore olandese, vissuto a Roma intorno al 1610 che, particolarmente colpito dalla pittura di Caravaggio, si specializzò in straordinari effetti di luce a "lume di notte", da cui l'epiteto.
La lunga e complessa vicenda del restauro di questi capolavori, durata quasi vent'anni, ha del miracoloso e deve molto all'utilizzo delle nuove tecnologie con le quali è stato possibile ricollocare lembi e briciole prodigiosamente ricongiunti nella pellicola pittorica originale. 

Simboli della devastazione causata dall’autobomba dei Georgofili, oggi questi quadri esposti agli Uffizi mostrano una pellicola pittorica non omogenea. Il restauro infatti, che non ha voluto falsare la verità pittorica, lascia scoperte le parti mancanti di colore 

Davanti alla storica Torre dei Pulci, Zeri ricorda che dal 1933 era diventata sede dell'Accademia dei Georgofili, istituto che conservava manoscritti e libri antichi rarissimi, anch'essi in parte recuperati. 
La torre, pesantemente danneggiata, è stata restaurata mantenendo i segni dell'accadimento e infatti, la parte antica e quella ricostruita, sono leggermente diverse e attraversate da un segno di frattura. 

Davanti alla Torre dei Pulci, l'edificio devastato e oggi puntellato per impedirne il crollo totale, copre una chiesa molto importante, che per altro si era salvata, benché danneggiata, dalle mine del 1944, cioè la Chiesa di Santo Stefano a Ponte Vecchio
Federico Zeri

Zeri entra nella Chiesa di Santo Stefano e spiega che dal dopoguerra, era diventata deposito di una quantità di oggetti d'arte "minori", ma anche di quadri importanti, un tempo conservati in chiese secondarie di Firenze e dintorni, opere che la curia aveva salvato da furti e vandalismi. 
Qui dentro, Zeri individua la Madonna di San Giorgio alla Costa (1295) di Giotto, opera mutilata nelle sue originarie dimensioni, che tuttavia conserva tutte le caratteristiche del giovane pittore, la plasticità delle figure e una straordinaria raffinatezza cromatica (Web Doc Giotto).

Ma non è il solo quadro importantissimo che si trova in questi locali. Accanto a Giotto, abbiamo una Madonna con Bambino che proviene dal paese di Botinaccio e che è uno squisito capolavoro di Filippo Lippi. 
Federico Zeri

Nel deposito fiorentino, anche alcune sculture, come i resti di un Presepe in terracotta, forse di Desiderio da Settignano (1430-1464) e alcune preziose tavole a fondo oro, come il San Giuliano di Masolino da Panicale (1383-1440), parte staccata da un grande Trittico citato da Vasari.

FOTO DI COPERTINA
Bartolomeo Manfredi, I giocatori di carte, 1617ca., Musei degli Uffizi, Firenze. Dettaglio dopo il restauro del 2018 © NADIA SHIRA COHEN/The New York Times/Contrasto